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Ritorno a Krishna
Fondata nel 1944 • Vol. 41, Numero 3 • Maggio / Giugno 2007
(Ediz. Italiana Vol. 19, Numero 3)

SOMMARIO
Lezione del Fondatore
4 Scegliere le Qualità Divine Srila Prabhupada spiega che Krsna ci aiuta sia se scegliamo di seguire una vita divina sia una vita atea.
8 Quando la Scienza Porta alla Spiritualità, quando si tratta di decidere come vivere la nostra vita, la ricerca moderna conferma quello che è detto da sempre nella letteratura vedica.
11 Calendario
12 Come pregare Srimati Radharani, possiamo ottenere il favore di Krsna richiedendolo umilmente alla Sua devota più confidenziale.
17 La Migliore Prescrizione, come la prescrizione di un dottore che ha diagnosticato male una malattia, un consiglio che viene da una persona non qualificata spiritualmente può condurre al disastro.
19 Sezione libri: Srimad-BhAgavatam
23 I Dialoghi di Srila Prabhupada. Vita nel sogno e nella realtà. Incarnazioni di Krsna
26 Il Signore Varaha Salva la Terra. Dio nella forma di un cinghiale? Si —un cinghiale la cui eterna forma trascendentale incarna una bellezza e una felicità illimitata.
30 Quanto Siamo Liberi? Una prospettiva in accordo alle scritture vediche riconcilia il determinismo ed il libero arbitrio in un modo che soddisfa sia la testa sia il cuore.

34 Gurukuli Mela: Il Punto di Svolta. Membri ispirati dell’ultima generazione dell’ISKCON si sforzano di trovare modi per mettere in risalto il potenziale spirituale dei loro coetanei.

FONDATORE (sotto la direzione di Sua Divina
Grazia Sri Srimad Bhaktisiddhanta Sarasvati
Prabhupada) Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE: Alida D’Ambrosio (Ali Krsna devi dasi)
AMMINISTRAZIONE: Nimai Pandita dasa
ABBONAMENTI: Visnupriya devi dasi

Per informazione sugli abbonamenti contattare la Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna - strada Bonazza, 11 - 50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI) - Tel. (055) 8076414 - Fax (055) 8076630 E-mail: nimaipandit@bbtitalia.191.it

PRONUNCIA: La traslitterazione dei termini in sanscrito di questa rivista è stata eseguita secondo il metodo adottato internazionalmente: a si pronuncia a chiusa; a si pronuncia a lunga e aperta; i si pronuncia i lunga; u si pronuncia u lunga; c è sempre dolce; j si pronuncia g dolce;
r si pronuncia ri; s si pronuncia sc come in scena; altrettanto s ma più sibilante; h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (sh è sc dolce). Caitanya si pronuncia Ciaitanya.

NOMI SPIRITUALI: I membri dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito dal suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.

VALORE DELLA RIVISTA: Valore a copia Euro 3,00. Le donazioni per ricevere la rivista devono essere versate sul C.C.P. n. 42036004, intestato a: ‘Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna’, strada Bonazza 11, 50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI).
© Associazione Ritorno a Krishna - Tutti i diritti riservati - Ritorno a Krishna - Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Milano N° 199 del 13/3/1989 - Vol. 19, N.3-Maggio/Giugno 2007 Stampa: La Zincografica, Firenze.
Sped. Abb. Post. Comma 20 C Legge 662/96 Filiale Firenze

BENVENUTO
IN QUESTO NUMERO ascoltiamo da un membro del gruppo del BTG Madhava Smullen. Essendo cresciuto nel Movimento Hare Krsna, ci narra dei suoi compagni (conosciuti informalmente come gurukuli) e del loro desiderio di usare la loro esperienza comune e la loro naturale amicizia per fare grandi cose. Nel Gurukuli Mela: Il punto di svolta ci racconta come coloro che hanno pianificato la scorsa riunione estiva dei gurukuli volevano renderla più produttiva e cosciente di Krsna delle precedenti. Il successo dell’evento ha ispirato speranza per una maggiore contribuzione spirituale dei gurukuli al Movimento Hare Krsna e al mondo.
Due articoli di questo numero trattano la questione della nostra libertà di scegliere cosa fare della nostra vita. Nella lezione di apertura di Srila Prabhupada, Optare per Qualità Divine egli discute su come Krsna ci permette di decidere quale tipo di vita vogliamo vivere, dandoci anche quello di cui abbiamo bisogno. In Quanto Siamo Liberi? Navin Jani presenta una sintesi del dibattito sul libero arbitrio nella filosofia Occidentale e mostra quindi come una prospettiva Vedica possa risolvere il conflitto.
Hare Krsna.—Nagaraja Dasa, Direttore

I NOSTRI SCOPI

• Aiutare la gente a discernere la realtà dall'illusione, lo spirito dalla materia, l'eterno dal temporaneo.
• Evidenziare i difetti del materialismo.
• Offrire guida nelle tecniche vediche della vita spirituale
• Preservare e diffondere la cultura vedica.
• Celebrare il canto dei santi nomi del Signore come insegnato da Sri Caitanya Maha­prabhu.
• Aiutare ogni essere vivente a ricordare e servire Sri Krsna, la Personalità di Dio.

LEZIONE DEL FONDATORE
Honolulu, Hawai — 30 Gennaio 1975
Scegliere le Qualità Divine

dambho darpo ’bhimanas ca
krodhah parusyam eva ca
ajnanam cabhijatasya
partha sampadam asurim

“Orgoglio, arroganza, presunzione, collera, rudezza e ignoranza sono le qualità caratteristiche degli uomini di natura demoniaca, o figlio di Prtha.”
Bhagavad-gita 16.4

Ieri sera abbiamo parlato di alcune caratteristiche divine, qui invece il Signore ne elenca alcune demoniache. Possiamo capire una cosa analizzandone le caratteristiche. In un laboratorio chimico le sostanze sono testate secondo certe caratteristiche: “Il colore è questo, La forma è questa. Il sapore è questo. La reazione chimica è questa.”
Quando queste caratteristiche di un composto chimico sono definite, possiamo valutarne la purezza.
Le caratteristiche di una cosa vengono anche indicate come il suo dharma. Un serpente, per esempio, morderà senza essere provocato e l’animale morso morirà. Questa è la caratteristica del serpente.
Canakya Pandita dice:

sarpah krurah khalah krurah
sarpat kruratarah khalah

Ci sono due tipi di animali invidiosi. Uno è il serpente e l’altro è l’uomo invidioso. E secondo Canakya Pandita: “Entrambi sono invidiosi, ma l’uomo invidioso è più pericoloso del serpente invidioso.”
Perché? “Perché il serpente può essere controllato con le erbe e i mantra.” Ci sono degli incantatori di serpenti che cantano mantra e usano erbe per soggiogare i serpenti. Ma khalah kena nivaryate: “L’uomo simile al serpente non può essere soggiogato in alcun modo.”
Dalle sue caratteristiche possiamo capire quando un uomo ha una natura divina o demoniaca. Il verso successivo afferma:

daivi sampad vimoksaya nibandhayasuri mata.

Se abbiamo caratteristiche divine siamo adatti ad andare nel mondo spirituale – vimoksaya, ma se abbiamo le caratteristiche demoniache citate nel verso di oggi, rimaniamo incatenati al mondo materiale.
Siamo noi la causa del nostro incatenamento o della nostra indipendenza dai legami materiali. Non c’è altra causa. Dobbiamo soltanto sviluppare o le caratteristiche demoniache o quelle divine. La vita umana è fatta per sviluppare le caratteristiche divine non quelle demoniache.
Le caratteristiche demoniache ci sono già. Considera per esempio dhambah, l’orgoglio. Un cane ha orgoglio: “Io sono questo cane, grrr.” “Io sono un foxterrier, sono questo, sono quello.” L’orgoglio è presente perfino nei cani e nei gatti e negli animali inferiori, ma le caratteristiche divine sono rare: “Oh, sono così insignificante, sono inferiore all’erba.” Questo è uno degli insegnamenti di Caitanya Mahaprabhu. Perché dovrei essere orgoglioso? L’orgoglio nasce dall’ignoranza. Krsna Dasa Kaviraja Gosvami, l’autore della Caitanya-caritamrta, così descrive se stesso: “Io sono inferiore ai vermi degli escrementi.”

L’orgoglio di Servire Krsna
Perché dovrei essere orgoglioso? Cosa ho? “Sono l’umile servitore di Krsna. Lasciatemi compiere il mio dovere.” Se una persona è orgogliosa di aspirare a divenire un puro servitore di Krsna, questo va bene. Questo tipo d’orgoglio è glorioso. “Sono un servitore di Krsna.” Questo è molto bello.
Abbiamo la tendenza ad essere orgogliosi. Il vostro orgoglio di diventare cani, gatti o tigri o cosiddetti grandi uomini in questo mondo materiale è la causa del vostro incatenamento, mentre l’orgoglio di diventare il più intimo servitore di Krsna è la causa della vostra liberazione. Se diventate orgogliosi e pensate: “Sono un ministro del governo” oppure “Sono un cane grosso,” questa è la causa del vostro incatenamento. Continuerete a restare nella vita materiale. Naturalmente l’orgoglio spirituale è glorioso solo quando la persona è veramente situata sulla piattaforma spirituale. Altrimenti anche questo tipo di orgoglio è ignoranza.
Ci sono quindi due posizioni: daivi sampad (qualità divine) e asuri sampad (qualità demoniache). Asuri sampad significa un coinvolgimento e un incatenamento sempre più forte al mondo materiale e daivi sampad significa libertà dal mondo materiale.
Innanzitutto dovete decidere quello che volete. Qualsiasi cosa vorrete l’avrete. Krsna è molto gentile. Se volete, potete restare sotto il dominio delle leggi della natura materiale all’interno del mondo materiale. Poiché siamo soggetti alle diverse influenze della natura materiale, otteniamo situazioni di vita diverse, forme diverse del corpo, circostanze diverse. Krsna ha organizzato tutto molto accuratamente. La Sua organizzazione è perfetta. Quando Egli vuole fare qualcosa lo fa semplicemente con il Suo desiderio. Sulla base del Suo desiderio le Sue energie realizzano ciò che vuole.
Anche noi abbiamo alcune energie e quando desideriamo fare qualcosa, le nostre energie cominciano ad agire. Noi abbiamo un numero limitato di energie, mentre Krsna ne ha un numero illimitato. Se lo desiderate Krsna può soddisfare le vostre necessità senza limiti. Questa libertà c’è. Se volete restare demoni, allora Krsna vi darà tutto ciò che è necessario per avere successo come demoni.

Krsna ci dà Tutto Quello che Vogliamo

Possiamo prendere in considerazione gli esempi di Hiranyakasipu e di Prahlada. A Prahlada viene dato quello che è necessario per avanzare spiritualmente nella vita e ad Hiranyakasipu quello che serve per una vita demoniaca. Krsna prova piacere a darvi tutto quello che desiderate. Da Krsna potete ottenere tutto quello che è vantaggioso per voi. Se desiderate diventare demoni, Krsna vi darà quello che serve: “Va bene, diventate demoni. Prendete da Me tutto quello che desiderate.” Egli vi darà quello che volete. Allo stesso modo se desiderate diventare esseri celesti o devoti, Krsna vi fornirà tutto quello che è necessario. È una nostra scelta quella di diventare demoni o devoti. Krsna è equanime con tutti. Altrimenti come potrebbe essere Dio? Se Egli fosse parziale verso qualcuno, allora non sarebbe Dio. Egli deve essere equanime. Egli è equanime verso i devoti e i non devoti. Tutto quello che i non devoti vogliono, Krsna lo mette a loro disposizione e fornisce tutto quello che vogliono ai devoti.
Egli però è molto compiaciuto dei devoti. Perciò i devoti ottengono immediatamente quello che serve loro, mentre le persone demoniache ottengono ciò che serve loro ma in base alle loro attività, al loro karma. Questa è la differenza. Krsna afferma questo. Ye bhajanti tu mam bhaktya mayi te tesu capy aham: “Chiunque Mi offra un servizio con devozione è un amico, vive in Me ed Io sono un amico per Lui.” (Bhagavad-gita 9.29) Ci sono milioni di esseri viventi: alcuni sono devoti e molti sono non devoti. Krsna è gentile anche con i non devoti. Tutto ciò che il non devoto desidera Krsna glielo dà, ma le necessità del devoto hanno la precedenza nella considerazione di Krsna. Poiché il devoto sta solo cercando l’opportunità di servire Krsna, anche Krsna è molto desideroso di servire il devoto. Questa è la reciprocità del servizio devozionale.
È nostra scelta diventare devoti o restare demoni. Krsna dice: “Abbandona questo impegno demoniaco e arrenditi a Me.” Questo è il desiderio di Krsna, ma se voi non siete d’accordo con il Suo desiderio, se voi volete godere in base ai vostri desideri personali, allora Krsna si compiace di fornirvi quello che vi è necessario. Questo però non va molto bene. Dovremmo concordare con i desideri di Krsna e non permettere ai nostri desideri demoniaci di crescere. Dobbiamo sacrificare i nostri desideri personali. Questo si chiama tapasya. Dovremmo limitarci ad accettare il desiderio di Krsna. Questo è l’insegnamento della Bhagavad-gita. Arjuna desiderava di non combattere, ma il desiderio di Krsna era che lui combattesse – proprio il contrario. Alla fine Arjuna ha accettato il desiderio di Krsna: “Sì agirò come Tu desideri.” Questa è bhakti.
Questa è la differenza tra bhakti e karma. Karma significa soddisfare i propri desideri e bhakti significa soddisfare i desideri di Krsna. Questa è la differenza. Ora fate la vostra scelta – se desiderate soddisfare i vostri desideri o quelli di Krsna. Se decidete di soddisfare i desideri di Krsna, la vostra vita sarà piena di successo.

La Coscienza di Vrndavana
Questa è la nostra vita cosciente di Krsna. “Krsna lo vuole; io devo farlo. Non farò niente per me stesso.” Questo è il sentimento di Vrndavana. Tutti gli abitanti di Vrndavana cercano di soddisfare i desideri di Krsna. I giovani pastori, i vitelli, le mucche, gli alberi, i fiori, l’acqua, le gopi, gli abitanti anziani, madre Yasoda, Nanda – tutti sono impegnati a soddisfare i desideri di Krsna. Questa è Vrndavana, potete trasformare il mondo materiale in Vrndavana purché siate d’accordo nel soddisfare i desideri di Krsna. Questa è Vrndavana. E se voi desiderate soddisfare i vostri desideri personali, questo è il mondo materiale. Questa è la differenza tra materiale e spirituale.
Per esempio, noi abbiamo questa casa – un tempio – e i nostri vicini hanno le loro case, case di karmi. Qual è la differenza? La differenza è che in questa casa tutti sono impegnati a soddisfare i desideri di Krsna e nelle altre case tutti sono impegnati a soddisfare i propri desideri. Perciò questo è un tempio e le altre sono solo case. Altrimenti, dal punto di vista delle caratteristiche esterne qual è la differenza? Le stesse pietre, lo stesso legno, le stesse piante, la stessa terra, la stessa cucina – tutto è uguale. Qui però l’impegno è quello di soddisfare Krsna, mentre nelle altre case l’impegno è quello di soddisfare i propri sensi. Questa è la differenza tra kama e prema. Quando si cerca di soddisfare i desideri di Krsna, questo è prema e quando si vuole soddisfare i propri desideri questo è detto kama. Non c’è una terza scelta.
Prendete in considerazione le gopi. Esse vanno da Krsna perché affascinate dalla Sua bellezza, proprio come una ragazza rimane affascinata nel vedere un bel ragazzo o un bel ragazzo è attratto dalla bellezza di una ragazza. Questa è gratificazione dei sensi; non è prema, è kama. Quando le gopi vanno da Krsna esteriormente fanno quello che fa una giovane ragazza che va da un ragazzo, ma le gopi stanno andando per soddisfare Krsna non per il proprio piacere. Questo è sublime.
Perciò perfino Caitanya Mahaprabhu tiene le gopi in grande stima: ramya kacid upasana vrajavadhu-vargena ya kalpita
“Non c’è adorazione superiore a quella concepita dalle gopi.” Caitanya Mahaprabhu ha stabilito che il metodo più elevato per adorare Krsna è il tipo di adorazione offerto dalle gopi. Anche i sei Gosvami pensavano sempre al servizio reso dalle gopi a Krsna.
Perciò due sono le scelte: le qualità divine o quelle demoniache. Ora dovete scegliere quali preferire. Se davvero desiderate amare Krsna, allora scegliete le caratteristiche divine. Potete metterle in pratica e questa sarà la vostra vita devozionale.
Vi ringrazio moltissimo.

Quando la Scienza Porta alla Spiritualità?
La scienza moderna conferma il punto di vista vedico per cui la vita umana è fatta per qualcosa di più della semplice ricerca del piacere materiale.
di Caitanya Carana Dasa
Supponete che un agricoltore riceva in dono una Mercedes Benz. L’unico veicolo che egli ha sempre visto è il trattore e l’unico scopo che egli conosce per qualsiasi veicolo è arare. Perciò attacca un aratro alla sua nuova Mercedes e comincia a guidarla nel suo campo. Naturalmente non solo il tentativo di arare fallisce, ma la macchina nuova funziona male. Si sente completamente frustrato – da se stesso, dalla macchina e dal campo.

Ridicolo, potremmo dire, che qualcuno usi una Mercedes per arare, ma questa potrebbe essere la storia della nostra vita? Le scritture vediche – e le scritture di tutte le grandi religioni del mondo – affermano che la vita umana è fatta non per ottenere il piacere materiale, ma la realizzazione spirituale. Le scritture vediche spiegano inoltre che il corpo umano è un veicolo prezioso che l’anima ottiene dopo aver trasmigrato attraverso 8,4 milioni di specie. In tutti i corpi subumani l’anima ha accesso soltanto al piacere materiale attraverso la soddisfazione delle richieste del corpo di mangiare, dormire, accoppiarsi e difendersi. Il piacere materiale è sempre difficile da ottenere e anche quando viene ottenuto non è soddisfacente a causa delle limitate capacità del corpo di godere. E perfino questo piacere insignificante viene inevitabilmente limitato dalle malattie, dalla vecchiaia e infine dalla morte.

Soltanto nel corpo umano la coscienza dell’anima è sufficientemente sviluppata per avere accesso ad una sorgente di piacere superiore – l’amore per Dio. Le scritture vediche spiegano che l’amore per Dio rende l’anima capace di ottenere una felicità eterna nel mondo spirituale, sua casa originale. Ottenere questo amore per Dio è lo scopo specifico ed esclusivo per cui l’anima dovrebbe usare il corpo umano.
Possiamo paragonare i corpi subumani, che offrono instabili piaceri fisici, ai trattori fatti per arare un campo. E possiamo paragonare il corpo umano, che può offrire un’eterna felicità all’anima, ad un’elegante Mercedes fatta per viaggiare comodamente. Usare il corpo umano per i piaceri dei sensi non è molto diverso da usare un’automobile per arare.
Poiché vediamo che praticamente tutti quelli che ci circondano ricercano risultati materiali – sesso, ricchezza, lusso, prestigio, potenza, fama, riteniamo che questa ricerca sia lo scopo naturale della vita. Ma come dice il proverbio: “Non credere di essere sulla buona strada solo perché essa è molto frequentata.”

Lasciamo Parlare i Fatti

Se usiamo una Mercedes per arare, abbiamo tre risultati: un campo rovinato, una macchina danneggiata e un conducente frustrato. Analogamente vediamo quello che la scienza ha scoperto sull’uso esclusivo del corpo per il piacere dei sensi. In dettaglio, che cosa accade all’ambiente (il campo), al corpo umano (l’automobile) e a noi stessi (l’autista)?
L’ambiente: Il biologo E.O. Wilson insieme a molti altri scienziati ha studiato la complessa interdipendenza tra le varie specie della biosfera, scoprendo che ogni specie dà il suo contributo all’ecologia del pianeta. Per esempio, se la vegetazione diminuisce, gli erbivori ne soffrono e poi anche i carnivori. Ma ha anche scoperto che un’unica specie non contribuisce all’ecologia – quella umana. Se la specie umana si estinguesse, difficilmente ci sarebbe qualche problema per tutte le altre specie o per l’ecologia. In realtà l’estinzione della razza umana risolverebbe la maggior parte dei problemi ecologici. La specie umana è senza dubbio quella più intelligente sul pianeta. Normalmente quanto più uno studente è intelligente tanto più positivo è il suo contributo. Allora perché accade che tra tutte le specie il contributo all’ecologia della nostra razza umana non è il più positivo, anzi il più negativo? Potrebbe essere che il nostro contributo sia adatto a manifestarsi ad un livello più elevato di quello fisico?
Il corpo umano: In che modo le attività che molti considerano piacevoli agiscono sul corpo umano? Fumare provoca malattie polmonari, il bere porta a malattie di fegato, una dieta non vegetariana e cibi scadenti guastano la digestione e il sesso illecito – che senza tregua stimola il piacere carnale – porta l’AIDS, una malattia per cui non c’è rimedio. La società moderna, la cultura e i media vogliono farci credere che il piacere materiale è lo scopo della vita, questo “piacere” invece è la causa di tutte le nostre peggiori sofferenze. Potrebbe essere che noi veniamo tragicamente spinti ad usare il corpo umano in attività per cui non è adatto?
Noi: E qual è l’effetto su noi? Gli scienziati stanno ancora brancolando nel buio su chi o che cosa sia il sé. Una cosa però è sicura: quanto più la società moderna trascura o rifiuta la crescita spirituale, tanto più il sé incontra problemi. Questo risulta evidente dal forte aumento dei problemi di salute mentale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stabilito che le malattie mentali – stress, depressione, dipendenze, problemi psicosomatici – costituiranno il più grave rischio per la salute in questo secolo. Ancora peggio, le statistiche dell’OMS mostrano che oltre un milione di persone si suicida ogni anno. Questo dato supera il totale annuale di morti dovute sia alle guerre che ai crimini. E questo numero è solo quello dei suicidi di cui si hanno i dati.
Le malattie mentali e il suicidio hanno molte cause, ma la radice comune è la frustrazione per il mancato ottenimento dei propri scopi, qualunque essi siano. Quando la frustrazione arriva ad un livello così acuto e senza speranza l’esistenza viene percepita come un’agonia e allora mettervi fine appare come l’unica soluzione. Come mai accade che noi esseri umani moderni, i più “intelligenti” tra tutte le specie costituiamo l’unica specie i cui componenti commettono suicidio in un numero così elevato da essere allarmante? L’OMS definisce il suicidio “un tragico problema sociale di salute” e afferma che non c’è una cura adatta. Potrebbe essere che gli scopi che questa società ci pone siano incompatibili con noi stessi e comportino la frustrazione che conduce a problemi di salute mentale e infine al suicidio?

Vedere Per Credere

Rivolgere la nostra energia umana all’elevazione spirituale, quali effetti provoca sull’ecologia, sulla salute dell’uomo e sul sé?
Vediamo cosa dice la scienza.
L’ecologia: La maggior parte dei problemi ambientali sono nati dal materialismo e dal consumismo che ha accompagnato il declino della spiritualità e dell’autocontrollo in essa implicito. Perciò la seguente citazione di Alan Durning del World Watch Institute rappresenta quella che molti scienziati considerano essere l’unica speranza per salvare l’ambiente: “In una biosfera fragile il destino definitivo dell’umanità può dipendere dal fatto di poter coltivare un più profondo senso d’autocontrollo, fondato su un’etica ampiamente diffusa per limitare gli sprechi e trovare arricchimenti non materiali.” Tutte le forme di arricchimento non materiale – la preghiera, la meditazione, lo yoga, il canto dei santi nomi – portano chiaramente ad una dimensione spirituale della vita. E questa dimensione spirituale è spiegata nel modo più completo possibile nelle scritture vediche. In effetti, il Vedanta-sutra comincia con un alto richiamo: athato brahma jijnasa: “Ora quindi [che avete un corpo umano], dedicatevi alla ricerca spirituale.” (Vedanta-sutra 1.1.1)
La salute dell’uomo: L’attuale epidemia di malattie che nascono dal vizio mostra che l’universale richiamo delle scritture all’autocontrollo – la sobrietà (niente intossicanti) e la continenza (no al sesso illecito) per esempio – ha anche un significato di protezione per la salute. Herbert Benson della Harvard Medical School, citando le ampie ricerche sui benefici fisici e mentali della vita spirituale afferma che il corpo e la mente dell’uomo sono “predisposti per Dio”. In più, una ricerca pubblicata dal Reader’s Digest (gennaio 2001) ha affermato che coloro che credono in Dio vivono in media undici anni di più di quelli che non credono.
Il sé: E che cosa dire sul sé? La scienza ha fatto una preziosa scoperta: la spiritualità è sicuramente un conforto per il sé. Ricerche dopo ricerche hanno mostrato che le pratiche spirituali preservano le persone da abitudini e comportamenti autodistruttivi. Patrick Glynn della George Washington University nel suo libro God: The Evidence scrive che le ricerche dimostrano che coloro che non frequentano incontri di preghiera sono quattro volte più inclini al suicidio di coloro che lo fanno. Inoltre si è trovato che l’interruzione di questi incontri è il segnale che meglio fa prevedere il suicidio, perfino più della mancanza di lavoro. Queste scoperte indicano che la spiritualità dà gioia interiore e libera le persone dall’incontrollabile e insaziabile desiderio dei piaceri esterni che portano alle dipendenze e al suicidio. Queste scoperte hanno ispirato alcuni pensatori moderni a riecheggiare la conclusione vedica secondo cui la spiritualità non è soltanto una parte della nostra vita, ma l’essenza stessa di essa. Stephen Covey, noto autore della serie Seven Habits giustamente fa notare: “Noi non siamo esseri umani che fanno un percorso spirituale. Siamo esseri spirituali che fanno un percorso umano.”
La scienza sta chiaramente mostrando che la vita umana usata solo per il piacere materiale è disarmonica e disastrosa dal punto di vista ecologico, fisico e spirituale. La scienza indica anche con forza che quando noi ricerchiamo la felicità spirituale portiamo beneficio anche al nostro pianeta e al nostro corpo. Le scritture vediche ci offrono un programma equilibrato di regole materiali e di crescita spirituale per ottenere il più elevato potenziale della vita umana.
La Bhagavad-gita (6.17) afferma che essere regolati nel mangiare, nel dormire, nell’attività e nel riposo unitamente a pratiche spirituali apre la strada alla liberazione da tutte le sofferenze materiali. La pratica spirituale più potente e più efficace dell’era moderna è il canto del maha-mantra Hare Krsna. Con questo canto possiamo ottenere uno stato di felicità che ci soddisferà completamente e non saremo più disturbati da alcun sconvolgimento materiale. (Bhagavad-gita 6.22)
È tempo di smettere di usare la Mercedes per arare. È tempo di mettere in moto il nostro veicolo umano cantando Hare Krsna. Così possiamo percorrere velocemente l’autostrada del servizio devozionale per tornare da Krsna nella nostra casa perduta da tanto tempo.

Caitanya Carana Dasa è un discepolo di Sua Santità Radhanatha Swami. È laureato in ingegneria elettronica e delle telecomunicazioni e presta servizio a tempo pieno all’ISKCON di Pune. Dirige una rivista gratuita di cibernetica, The Spiritual Scientist, che offre una presentazione scientifica della filosofia di Krsna.

Calendario
Questo calendario è calcolato per la zona di Firenze. Le date, che derivano dal calendario lunare, possono variare per altre zone. Per ottenere le date esatte per la vostra area, collegatevi al sito www.krishna.com/calendar.
Poiché il Movimento Hare Krsna si basa sulla linea
disciplica di Sri Caitanya
Mahaprabhu, il calendario include non solo date rilevanti per tutti i seguaci della tradizione Vedica, ma anche date
riferite agli associati del Signore e a preminenti maestri spirituali della Sua successione.

Mese di Madhusudana
(3 Aprile – 2 Maggio)
1 Maggio — Nrsimha Caturdasi, anniversario dell’apparizione del Signore Nrsimhadeva, l’incarnazione di Krsna mezzo uomo e mezzo leone. Digiuno fino al crepuscolo seguito dalla festa di prasadam.
2 Maggio — Anniversario dell’apparizione di Srila Srinivasa Acarya, un seguace dei sei Gosvami. Anniversario dell’apparizione di Srila Madhavendra Puri, il maestro spirituale del maestro spirituale del Signore Caitanya (Isvara Puri).
Mese di Trivikrama
(3 Maggio – 16 Maggio)
[continua dopo il mese di Purusottama-adhika])
7 Maggio — Anniversario della scomparsa di Srila Ramananda Raya, un intimo associato del Signore Caitanya.
13 Maggio —Apara Ekadasi. Digiuno di cereali e legumi. (Rompere il digiuno 5,51 – 7,09)
14 Maggio —Anniversario dell’apparizione di Srila Vrndavana Dasa Thakura, autore della Sri Caitanya-Bhagavata, una biografia del Signore Caitanya.
Mese di Purusottama-adhika
(17 Maggio – 14 Giugno)
27 Maggio — Padmini Ekadasi. Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 5,39 – 10,41)
11 Giugno — Parama Ekadasi. Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 5,33 – 10,41)
Mese di Trivikrama
(continua: 15 Giugno – 30 Giugno)
25 Giugno — Anniversario della scomparsa di Srila Baladeva Vidyabhusana, un preminente maestro spirituale della Gaudiya Vaisnava sampradaya (successone disciplica), e autore della Govinda-bhasya, un importante commentario al Vedanta-sutra.
Anniversario dell’apparizione di Srimati Gangamata Gosvamini, un preminente maestro spirituale donna della Gaudiya Vaisnava sampradaya.
26 Giugno — Pandava Nirjala Ekadasi. Digiuno di cereali e legumi. (Digiuno completo, anche di acqua, se incidentalmente non si è seguita qualche altra Ekadasi nel corso dell’anno. Rompere il digiuno 5,35 – 10,43)
Mese di Vamana
(1 Luglio – Luglio 30)
1 Luglio — Anniversario della scomparsa di Syamananda Pandita, uno dei principali seguaci dei sei Gosvami di
Vrndavana.
9 Luglio — Anniversario della scomparsa di Sri Srivasa Pandita, uno dei principali associati del Signore Caitanya.
10 Luglio —Yogini Ekadasi. Digiuno di cereali e legumi. (Rompere il digiuno 5,43–10,48)
14 Luglio — Anniversario della scomparsa di Srila Gadadhara Pandita, uno dei principali associati del Signore Caitanya. Anche, anniversario della scomparsa di Srila Bhaktivinoda Thakura. Digiuno fino a mezzogiorno, quindi festa di prasadam.
15 Luglio — Gundica-marjana. Festival della pulizia del Tempio di Gundicha a Jagannatha Puri, in India.
16 Luglio — Ratha-yatra del Signore Jagannatha a Jagannatha Puri. Anniversario della scomparsa di Srila Svarupa Damodara e Srila Sivananda Sena, intimati associati del Signore Caitanya.
25 Luglio — Sayana Ekadasi. Digiuno di cereali e legumi. (Rompere il digiuno 9,31–10,53)
29 Luglio —Anniversario della scomparsa di Srila Sanatana Gosvami, uno dei sei Gosvami di Vrndavana. Inizia il primo mese di Caturmasya. (Digiuno di verdure a foglie verdi)
Questo calendario è calcolato per la zona di Firenze. Le date, che derivano dal calendario lunare, possono variare per altre zone. Per ottenere le date esatte per la vostra area, collegatevi al sito www.krishna.com/calendar.
Poiché il Movimento Hare Krsna si basa sulla linea disciplica di Sri Caitanya Mahaprabhu, il calendario include non solo date rilevanti per tutti i seguaci della tradizione Vedica, ma anche date riferite agli associati del Signore e a preminenti maestri spirituali della Sua successione.
Mese di Madhusudana
(3 Aprile – 2 Maggio)
1 Maggio — Nrsimha Caturdasi, anniversario dell’apparizione del Signore Nrsimhadeva, l’incarnazione di Krsna mezzo uomo e mezzo leone. Digiuno fino al crepuscolo seguito dalla festa di prasadam.
2 Maggio — Anniversario dell’apparizione di Srila Srinivasa Acarya, un seguace dei sei Gosvami. Anniversario dell’apparizione di Srila Madhavendra Puri, il maestro spirituale del maestro spirituale del Signore Caitanya (Isvara Puri).
Mese di Trivikrama
(3 Maggio – 16 Maggio [continua dopo il mese di Purusottama-adhika])
7 Maggio — Anniversario della scomparsa di Srila Ramananda Raya, un intimo associato del Signore Caitanya.
13 Maggio —Apara Ekadasi. Digiuno di cereali e legumi. (Rompere il digiuno 5,51 – 7,09)
14 Maggio —Anniversario dell’apparizione di Srila Vrndavana Dasa Thakura, autore della Sri Caitanya-Bhagavata, una biografia del Signore Caitanya.
Mese di Purusottama-adhika
(17 Maggio – 14 Giugno)
27 Maggio — Padmini Ekadasi. Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 5,39 – 10,41)
11 Giugno — Parama Ekadasi. Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 5,33 – 10,41)
Mese di Trivikrama
(continua: 15 Giugno – 30 Giugno)
25 Giugno — Anniversario della scomparsa di Srila Baladeva Vidyabhusana, un preminente maestro spirituale della Gaudiya Vaisnava sampradaya (successone disciplica), e autore della Govinda-bhasya, un importante commentario al Vedanta-sutra.
Anniversario dell’apparizione di Srimati Gangamata Gosvamini, un preminente maestro spirituale donna della Gaudiya Vaisnava sampradaya.
26 Giugno — Pandava Nirjala Ekadasi. Digiuno di cereali e legumi. (Digiuno completo, anche di acqua, se incidentalmente non si è seguita qualche altra Ekadasi nel corso dell’anno. Rompere il digiuno 5,35 – 10,43)
Mese di Vamana
(1 Luglio – Luglio 30)
1 Luglio — Anniversario della scomparsa di Syamananda Pandita, uno dei principali seguaci dei sei Gosvami di
Vrndavana.
9 Luglio — Anniversario della scomparsa di Sri Srivasa Pandita, uno dei principali associati del Signore Caitanya.
10 Luglio —Yogini Ekadasi. Digiuno di cereali e legumi. (Rompere il digiuno 5,43–10,48)
14 Luglio — Anniversario della scomparsa di Srila Gadadhara Pandita, uno dei principali associati del Signore Caitanya. Anche, anniversario della scomparsa di Srila Bhaktivinoda Thakura. Digiuno fino a mezzogiorno, quindi festa di prasadam.
15 Luglio — Gundica-marjana. Festival della pulizia del Tempio di Gundicha a Jagannatha Puri, in India.
16 Luglio — Ratha-yatra del Signore Jagannatha a Jagannatha Puri. Anniversario della scomparsa di Srila Svarupa Damodara e Srila Sivananda Sena, intimati associati del Signore Caitanya.
25 Luglio — Sayana Ekadasi. Digiuno di cereali e legumi. (Rompere il digiuno 9,31–10,53)
29 Luglio —Anniversario della scomparsa di Srila Sanatana Gosvami, uno dei sei Gosvami di Vrndavana. Inizia il primo mese di Caturmasya. (Digiuno di verdure a foglie verdi)

Come Pregare Srimati RADHARANI
Con una sua bellissima preghiera, Srila Rupa Gosvami, ci mostra come pregare Radha e cosa chiederLe
di Dvija-mani Dasa

ye me bhakta-janah partha
na ma bhaktas ca te janah
mad-bhaktanam ca ye bhaktas
te me bhaktatama matah

“O Arjuna, figlio di Prtha, coloro che affermano di essere Miei diretti devoti, in realtà non sono Miei devoti, ma coloro che sono devoti del Mio servitore sono i Miei veri devoti.”
Adi Purana (citazione nella Caitanya-caritamrta, Madhya-lila 11.28)
La coscienza di Krsna è un metodo sociale. Secondo le relazioni materiali amare profondamente Krsna implica amare coloro che Egli ama, i Suoi devoti e, com’è chiarito dall’affermazione di Krsna sopracitata, per diventare Suoi devoti non dobbiamo rivolgerci direttamente a Lui, ma farlo attraverso questi devoti. Con questo sentimento Srila Bhaktivinoda Thakura, alla fine del diciannovesimo secolo, scrisse un canto che glorificava i Vaisnava, i devoti di Sri Visnu o di Krsna. Egli cantava, krsna se tomara, krsna dite para, tomara sakati ache: “Questo Krsna è vostro; voi potete dare Krsna. Questo potere è vostro.”
Tra tutti i devoti di Krsna, Radha è la più elevata. Essa non è una comune mortale come voi o me, ma è l’incarnazione della Sua potenza personale di piacere. Sebbene distinta da Krsna e in grado d’impegnarsi nel servizio devozionale d’amore a Lui, Radha è, infatti, identica a Lui. Egli è il Dio Supremo; Ella è la Dea Suprema. Krsna è il Signore di Vrndavana, il mondo spirituale e Radha ne è la regina. Perciò Radha è conosciuta come Srimati Radharani, “l’illustre Regina Radha”. Radha e Krsna insieme costituiscono la Verità Assoluta completa.
La devozione di Radha a Krsna raggiunge il culmine della perfezione. Come anime limitate noi non possiamo neppure aspirare ad amare e servire Krsna così perfettamente come lo fa Lei; la nostra perfezione consiste nell’assisterLa nel Suo servizio d’amore a Krsna. Il potere del suo amore è effettivamente così intenso che soggioga Krsna. Nello Srimad-Bhagavatam (10.32.22) si trova la risposta di Krsna al servizio d’amore di Radha e delle Sue compagne: na paraye ’hamsva-sadhu-krtyamvah. “Io non sono in grado di ripagarvi.”
Krsna è perciò pronto ad esaudire i Suoi desideri e come Srila Prabhupada scrive: “Non appena Ella presenta un devoto a Krsna, il Signore accetta immediatamente di ammetterlo fra i Suoi associati. (Srimad-Bhagavatam 2.3.23, Spiegazione) Pertanto non è sorprendente che Rupa Gosvami, un grande teologo e poeta Vaisnava del sedicesimo secolo, abbia composto un gran numero di poemi sotto la forma di preghiere per Radha.
Una Preghiera Speciale
I titoli della maggior parte delle poesie di Rupa Gosvami sono semplici e descrittivi, come Sri-radhastaka (letteralmente Un Poema di Otto Strofe sull’Illustre Radha). Un titolo, comunque, si distingue per la sua importanza: Prarthana-paddhati (La guida per una supplica) [Vedi l’inserto relativo]. Nel comporre questa poesia egli non solo ha espresso i suoi sentimenti personali di devozione, ma ci ha dato un perfetto esempio di preghiera sotto forma di supplica spirituale che dovremmo seguire. Questa preghiera serve da esempio sotto molti punti di vista: per la sua struttura, la sua forma, il suo sentimento e per lo scopo per cui si prega.
Prarthana-paddhati è breve e dolce ed è composta di sole sette strofe.
Sebbene “breve e dolce” costituisce un clichè; nel contesto delle preghiere di supplica ha una grande importanza perché, quando s’invocano carità o favori, la brevità s’identifica spesso con la rudezza. Nella poesia di Rupa Gosvami invece, la supplica non appare fino al quinto verso, un poco oltre la metà della poesia. Prima di questo, Rupa Gosvami loda Radha con espressioni poetiche, lusingandoLa, per così dire, prima di esprimere la sua richiesta. I devoti che invocano la misericordia del Signore e dei Suoi associati dovrebbero seguire l’esempio di Rupa Gosvami, iniziando le loro preghiere con parole di lode e di glorificazione.
Le prime quattro strofe di Prarthana-paddhati contengono solo undici descrizioni poetiche di Radha, ognuna delle quali sintatticamente è apposizione dell’oggetto diretto, che si trova nella quinta strofa. L’effetto di questa struttura, sebbene difficile da tradurre, lascia la persona che ascolta questa preghiera nell’incertezza su quale sia l’idea basilare che viene trasmessa; l’attenzione del lettore è diretta semplicemente alla contemplazione di queste meravigliose descrizioni di Radha. Per esempio nella prime due strofe si legge:

suddha-gangeya-gaurangim
kurangi-langimeksanam
jita-kotindu-bimbasyam
ambudambara-samvrtam

navina-vallavi-vrnda-
dhammillottamsa-mallikam
divya-ratnady-alankara-
sevyamana-tanu-sriyam

“Le membra sono più dorate dell’oro puro, gli occhi belli come quelli di una cerbiatta e le labbra superano la bellezza di milioni di lune; indossa indumenti simili a nubi cariche di pioggia. Un gelsomino che orna la parte superiore di una crocchia di capelli intrecciati circondato dalle giovani pastorelle, la cui bellezza è accresciuta da gemme celestiali ed altri ornamenti.”
Questi versi mostrano anche la forma ideale di una preghiera, cioè una forma ricca di abbellimenti poetici (alankaras). I critici letterari di sanscrito dividono questi alankaras in due gruppi principali: abbellimenti sonori (sabdalankaras) e abbellimenti di significato (arthalankaras). (Vedasi la Caitanya-caritamrta, Adi-lila 16.72-86) Sebbene il contenuto sia più importante della forma, il Signore e i Suoi devoti sanno riconoscere la devozione dietro al tentativo di offrire preghiere ricche di bellezza poetica. Questi accorgimenti poetici quando sono usati per descrivere soggetti materiali appaiono solamente come un linguaggio fiorito; ma quando la bellezza della poesia è usata per descrivere la bellezza trascendentale del Signore e dei Suoi devoti, il suo scopo è quello vero.
Qui vediamo in particolare lo sabdalankara dell’allitterazione (anuprasa) con la ripetizione di ng nella prima metà del primo verso, la ripetizione di mb nella seconda metà e la ripetizione di ll nella prima metà del secondo verso, insieme ad esempi meno evidenti contenuti nell’intero poema. Questi versi sono dunque ricchi di arthalankaras nella forma di vari tipi di metafore e simili strutture stilistiche che sono significative sia da un punto di vista poetico che teologico.
Per esempio il primo verso presenta Radha che ha le membra di un colore più dorato dell’oro puro. Questo tipo particolare di metafora, dove il soggetto del paragone, in questo caso le membra di Radha, non è un comparativo di uguaglianza, ma si dice che supera l’oggetto del paragone stesso, qui l’oro, in sanscrito è chiamata vyatireka, distinzione. Con un tipico esempio si potrebbe dire che il volto di una donna è più bello di un fiore di loto. Qui, comunque, sembra esserci un’incoerenza nel dire che le membra di Radha sono più dorate dell’oro stesso. Dopo tutto, la qualità di “essere dorato” non è una proprietà essenziale dell’oro? Per risolvere questo, dobbiamo ricordare che qui stiamo parlando della Dea Suprema in persona. L’effulgenza dorata di Radha è l’origine dell’“essere dorato”. L’elemento materiale che conosciamo come oro prende semplicemente in prestito il suo nome da Radha, per il fatto che manifesta una minuscola parte della Sua meravigliosa radiosità dorata. Anziché essere un’esagerazione impossibile, le parole di Rupa Gosvami esprimono una profonda verità spirituale.
Allo stesso modo, la descrizione di Radha che indossa “ornamenti simili a nubi cariche di pioggia” suggerisce qualcosa di più profondo di quanto appare superficialmente. Nel suo significato primario, questa è semplicemente una descrizione del colore grigio-azzurrognolo degli abiti di Radha. La parola però usata per una nuvola di pioggia, ambuda, letteralmente “che distribuisce acqua”, suggerisce qui un significato nascosto. Anziché originare acqua comune, la bellezza di Radharani determina il rasa, specificatamente prema-bhakti-rasa. La parola rasa letteralmente significa succo, ma in un contesto poetico indica un’emozione trascendentale e prema-bhakti-rasa significa l’emozione provata nell’offrire il servizio d’amore devozionale al Signore.
In questo mondo c’è una distinzione tra noi e i nostri corpi, cosa dire tra noi e i nostri abiti. Il sé è un’anima eterna spirituale, mentre il corpo è temporaneo e mortale. La bellezza fisica del corpo ha poco a che fare con la natura del nostro vero sé: spesso le persone con un cuore d’oro hanno i visi pieni d’acne e le più belle modelle possono essere egocentriche e crudeli. Questo però non è il caso di Krsna e dei Suoi eterni associati nel mondo spirituale. Il corpo di Krsna e dei Suoi devoti nel mondo spirituale non sono corpi materiali temporanei, ma corpi spirituali identici al loro vero sé. Pertanto, la bellezza di Radha non è un caso fortunato della natura, ma un’espressione diretta della purezza del Suo amore per Krsna. Questo si estende addirittura ai Suoi abiti. La bellezza del Suo abbigliamento rivela l’intensità del Suo amore e perciò evoca questo prema-bhakti-rasa.
Anche la descrizione di Radha come “un gelsomino che orna la parte superiore di una crocchia di capelli intrecciati circondato dalle giovani pastorelle”, che forse suona strano a chi non ha familiarità con la poesia sanscrita, ha vari livelli di significato. Molto più semplicemente, è equivalente alla metafora che descrive qualcuno come “il gioiello più importante” di una qualsiasi particolare categoria. Proprio come il gioiello più prezioso che un re possiede sarà posto sulla parte più alta della sua corona per cui fisicamente occupa la posizione più elevata tra tutti gli altri gioielli del re, così si può capire che una persona descritta come “il gioiello più importante” di un certo gruppo è considerata la più preziosa e la più elevata di quel gruppo. Qui, con questa metafora analoga, Radha è descritta come la più elevata di tutte le pastorelle di Vrndavana, l’ambiente rurale in cui Krsna, per il Suo dolce volere, sceglie di manifestare le Sue relazioni d’amore con i Suoi devoti. Ma invece di usare una metafora adatta al fasto reale, Radharani, la regina di Vrndavana, è paragonata ad un fiore di gelsomino che con la sua immagine mette in risalto la Sua dolcezza, la Sua bellezza e la Sua delicatezza femminile.

Una Preghiera a Colei Che è Lodata

Nella quinta strofa si risolve la tensione sintattica delle prime quattro; infine risulta chiaro che la preghiera si rivolge alla persona che è stata descritta e viene fatta la richiesta.

tvam asau yacate natva
viluthan yamuna-tate
kakubhir vyakula-svanto
jano vrndavanesvari

“Inchinandosi, questa persona Ti supplica balbettando e piangendo pietosamente, o Regina di Vrndavana, rotolandosi sulla terra della riva del fiume Yamuna con il cuore afflitto.”
Il verso seguente identifica la natura di questa richiesta e qui possiamo vedere il carattere esemplare di questa preghiera nel suo aspetto più importante. Quello che Rupa Gosvami chiede pregando non è altro che l’opportunità del servizio di devozione a Radha. La richiesta è fatta da un cuore puro che non ricerca alcuna gratificazione egoistica. Dovrebbe essere emulato anche lo stato d’animo con cui è espressa questa preghiera. Rupa Gosvami mostra una profonda umiltà, una mansuetudine che appare già nella strofa precedente in cui si riferisce a se stesso in terza persona. Qui egli ammette di non essere qualificato per la benedizione che richiede.

krtagaske ’py ayogye ’pi
jane ’smin kumatav api
dasya-dana-pradanasya
lavam apy upapadaya

“Sebbene questa persona possa essere un indegno offensore dalla mente contorta, per favore concedile un piccolo frammento del dono prezioso del Tuo servizio.”
Queste umili parole hanno la struttura di un arthalankara chiamato visesokti, un’affermazione di differenza che fa riferimento ad un’espressione poetica in cui una persona vede una contrapposizione sbagliata tra causa ed effetto. Qui la conseguenza logica della sua umiltà e del suo riconoscersi come squalificato sarebbe quella di non fare una richiesta sfrontata. Ma egli la fa.

Un Modello di Preghiera per Noi

L’ultima strofa risolve questa apparente incongruenza. Egli mostra una decisiva qualità esemplare della sua preghiera: la perseveranza. In questa ultima strofa, Rupa Gosvami svolge un ragionamento per persuadere Srimati Radharani a concedergli la Sua misericordia, senza badare alla sua indegnità, ma la logica formale non si adatta alla poesia. Allora, Rupa Gosvami adopera un arthalankara detto kavyalinga, causa poetica. Nelle sue parole sono presenti tutti gli elementi di una formula causale, che nella sua poesia sono nascosti.

yuktas tvaya jano naiva
duhkhito ’yam upeksitum
krpa-dyoti-dravac-citta-
navanitasi yat sada

“Una persona così afflitta non merita di essere trascurata da Te, poiché la tua mente, come il burro fresco, si scioglie sempre al calore della Tua compassione.”
Commentando questa strofa, Srila Baladeva Vidyabhusana, il grande teologo e poeta Vaisnava del diciottesimo secolo, spiega il ragionamento logico qui implicito: “Poiché la compassione (krpa) è il desiderio di allontanare la sofferenza dagli altri e io sono pieno di sofferenza, non merito di essere abbandonato.”
Rupa Gosvami ha fornito un modello perfetto di preghiera. Se noi impariamo a pregare il Signore e i Suoi devoti seguendo la stessa struttura che inizia con parole di lode, se mostriamo lo stesso sentimento d’umiltà e la stessa perseveranza e se chiediamo la stessa benedizione, la più elevata di tutte, allora le nostre preghiere saranno certamente ascoltate e riceveranno una risposta. E anche se non ci avvicineremo in alcun modo alla raffinatezza poetica della preghiera di Rupa Gosvami, il Signore guarderà con favore anche il più umile tentativo di comporre le nostre preghiere con una bellezza che si addice al loro oggetto.
Rupa Gosvami però ha lasciato al mondo più di una semplice formula; ci ha lasciato anche raffinate poesie. Per quanto deboli possano essere i nostri tentativi di comporre queste preghiere, possiamo sempre meditare profondamente sulla bellezza delle descrizioni che Rupa Gosvami ha fatto della Suprema Dea, Radharani, e offrendoLe con tutto il cuore questa preghiera, possiamo essere sicuri che ci guarderà con compassione.

Dvija-mani Dasa, discepolo di Ravindra Svarupa Dasa, ha una borsa di studio Benjamin Franklin per il sanscrito al’università della Pennsylvania. Vive con la sua famiglia nel tempio ISKCON di Filadelfia e coopera con il suo guru alla traduzione e al commento del Manah-siksa di Raghunatha Dasa Gosvami.


Prarthana-paddhati
di Srila Rupa Gosvami

1
suddha-gangeya-gaurangim
kurangi-langimeksanam
jita-kotindu-bimbasyam
ambudambara-samvrtam

Con membra più dorate dell’oro puro, con occhi belli come quelli di una cerbiatta, con labbra che superano la bellezza di milioni di lune; vestita di indumenti simili a nubi cariche di pioggia.

2
navina-vallavi-vrnda-
dhammillottamsa-mallikam
divya-ratnady-alankara-
sevyamana-tanu-sriyam

Un gelsomino che orna la parte superiore di una crocchia di capelli intrecciati circondato dalle pastorelle, la cui bellezza è accresciuta da gemme celestiali e da altri ornamenti.

3
vidagdha-mandala-gurum
guna-gaurava-manditam
abhiprestha-vayasyabhir
astabhir abhivestitam

Guida un gruppo di affascinanti signore, ornate di virtù e dignità e accompagnate da otto dilette dello stesso rango.

4
cancalapanga-bhangena
vyakuli-krta-kesavam
gosthendra-suta-jivatu-
ramya-bimbadharamrtam

Da loro Krsna rimane affascinato attraverso uno scambio di sguardi dagli angoli di occhi guizzanti; rosse amabili labbra il cui nettare è per Krsna, figlio del re di Vraja, elisir di vita.

5
tvam asau yacate natva
viluthan yamuna-tate
kakubhir vyakula-svanto
jano vrndavanesvari

Inchinandosi, questa persona T’implora balbettando e piangendo pietosamente, o regina di Vrndavana, rotolandosi sulla terra della riva del fiume Yamuna con il cuore afflitto.

6
krtagaske ’py ayogye ’pi
jane ’smin kumatav api
dasya-dana-pradanasya
lavam apy upapadaya

Sebbene possa essere un offensore indegno con una mente contorta, per favore concedi a questa persona un piccolo frammento del dono
prezioso del Tuo servizio.

7
yuktas tvaya jano naiva
duhkhito ’yam upeksitum
krpa-dyoti-dravac-citta
navanitasi yat sada

Non è opportuno che una persona così afflitta venga trascurata da Te, poiché la Tua mente, come il burro fresco, si scioglie al calore della Tua compassione.

LA MIGLIORE DELLE RICETTE
Molte persone sono pronte a darci consigli sulla vita, ma soltanto un vero guru può diagnosticare la nostra reale malattia e prescriverci la cura adatta.
di Panca Tattva Dasa
Tutti cercano ansiosamente la felicità e svariati tipi di autorità ci consigliano su come procurarcela. A partire dagli spot pubblicitari fino ai guru improvvisati, tutti pubblicizzano una completa soddisfazione per ottenere la quale basta un semplice acquisto o seguire un seminario. E le persone che propagandano psicologia a buon mercato o l’ultima bizzarria dietetica non sono le sole a distribuirci consigli: amici, dottori, avvocati, familiari e chiunque altro a cui ci rivolgiamo per un aiuto hanno qualcosa da dirci.
Alcuni anni dopo aver aderito all’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna, mi trovavo a Detroit, Michigan, con un gruppo di devoti che eseguivano l’harinama-sankirtana, il canto congregazionale dei santi nomi di Sri Krsna. Era il quattro di luglio, il giorno dell’Indipendenza e le persone affollavano il parco sulla riva del fiume ascoltando la musica e assistendo allo spettacolo dei fuochi artificiali sul fiume Detroit. Mentre attraversavamo Hart Plaza cantando Hare Krsna, un uomo sbucò dalla folla degli spettatori.
“Steve!” gridò, “come va?”
Era Scott Carlson, un mio vecchio amico. Vicino a lui suo fratello minore, Greg, che avendo bevuto un po’ avanzava barcollando, mi ascoltò mentre dicevo a Scott che cosa facevo nella coscienza di Krsna. Guardai con la coda dell’occhio Greg che mi stava squadrando. Devo essergli apparso assai strano così vestito con il dhoti e il kurta, la testa rasata a parte un ciuffo di capelli sul dietro. Dopo alcuni minuti Greg decise che aveva ascoltato abbastanza.
“Senti Steve” farfugliò “quello di cui hai bisogno veramente è un buon pranzo a base di pollo. Vieni quando vuoi e io cucinerò. Berremo una birra parlando dei vecchi tempi.”
Potevo spiegargli che mangio solo cibo preparato per Dio e offerto a Lui, Krsna, con amore e devozione, che deve essere un cibo che a Krsna piace mangiare, come la frutta, le verdure, i cereali e i derivati del latte, ma il gruppo di canto stava spostandosi e non volevo lasciare Scott e Greg in uno stato d’animo polemico. Perciò educatamente rifiutai l’invito a pranzo, detti loro un piccolo libro sulla coscienza di Krsna e li invitai al tempio per la festa gratuita della domenica.
Posso solo immaginare quello che Greg pensò quando mi vide. Il mio aspetto a Hart Plaza era molto diverso da come mi ricordava. Dividevamo un appartamento ed io conoscevo bene la routine giornaliera di Greg: mangiare fast-food, gironzolare per i caffè alla ricerca di un’opportunità per godere con qualche donna e lavorare sodo per pagare tutto questo. Sebbene fosse ubriaco era ancora in grado di capire che la mia vita aveva preso una direzione diversa e perciò mi proponeva un assaggio delle mie vecchie abitudini per tirarmi fuori da dove ero. Fortunatamente non ho accettato la ricetta di Greg. In effetti stavo già seguendo le indicazioni di qualcuno veramente qualificato per aiutarmi – un maestro spirituale autentico. Quello che Greg vide in me di strano, per me era invece una situazione di cura spirituale.

LA DIAGNOSI SBAGLIATA
Un anno fa ero molto sofferente e un immunologo diagnosticò una prostatite. Mi prescrisse una lunga cura di potenti antibiotici che mi portarono poco sollievo e molti indesiderati effetti collaterali. Poi alcuni mesi fa, a causa di un terribile dolore alla pancia e alla schiena, mi recai all’ospedale. La dottoressa del pronto soccorso studiò i miei sintomi, mi fece alcune domande e disse: “Calcoli renali. Eseguiremo un esame ecografico, ma tu hai calcoli renali.”
Aveva ragione. Quando le dissi che avevo avuto episodi dolorosi di questo tipo un anno prima, che l’urologo non aveva ritenuto importanti, scosse la testa in segno di disapprovazione.
Finalmente mi liberai di un calcolo renale e il mio corpo tornò al suo stato normale di salute. Se l’urologo che avevo incontrato all’inizio avesse osservato con attenzione i miei sintomi, avrei potuto evitare di vivere con il dolore per così lungo tempo.

In qualche modo, l’urologo mi ha fatto ricordare il mio vecchio amico Greg. Lui voleva il mio bene. Pensava di aver capito la mia situazione e conseguentemente aveva prescritto una cura, ma poiché la sua diagnosi era sbagliata, non poteva fare niente di buono per me. In realtà poteva solo prolungare o aumentare la mia sofferenza. Solo quando il dottore, capace di comprendere i sintomi e d’identificare correttamente la malattia, mi esaminò, fui messo sulla strada della guarigione.
A volte il maestro spirituale cosciente di Krsna viene descritto come un medico esperto. Nello scritto Gli insegnamenti del Signore Caitanya Srila Prabhupada scrive:

Ammalato e condizionato l’essere vivente trasmigra in tutto l’universo. A volte è situato nel sistema planetario superiore e a volte in quello inferiore. In questo modo conduce la sua vita malata. La sua malattia può essere curata quando incontra e segue un medico esperto, un maestro spirituale autentico. Quando l’anima condizionata segue con fiducia le istruzioni del maestro spirituale autentico, la sua malattia materiale viene curata, viene promosso allo stato liberato ed ottiene nuovamente il servizio di devozione a Krsna per tornare a casa, a casa da Krsna.
Il maestro spirituale fa una diagnosi completa che non si ferma ai sintomi fisici e neppure a quelli mentali, perché conosce l’identità della nostra malattia – la dimenticanza della nostra relazione con Krsna, la Suprema Personalità di Dio. Il sintomo più importante è che noi cerchiamo di godere di questo mondo materiale e così facendo cadiamo sotto il condizionamento delle tre influenze della natura materiale: virtù, passione e ignoranza. La nostra ricerca della felicità ci spinge attraverso diverse specie di vita, ma poiché siamo contaminati dalla lussuria, dalla collera, dall’avidità, dall’illusione, dall’invidia, dalla paura e colpiti dalle sofferenze materiali, non riusciamo a capire che cosa ci potrà dare una definitiva soddisfazione e serenità.
Consapevole di questo, il maestro spirituale c’informa sulla natura della nostra malattia, sul metodo per curarla e sulla natura della vita spirituale che è libera da ogni malattia. Se seguiamo con attenzione le istruzioni del maestro spirituale, possiamo ottenere una vita eterna e piena di felicità insieme a Krsna nel mondo spirituale.
Senza la prescrizione del guru, qualsiasi altro consiglio in questo mondo materiale al massimo può solo procurarci qualche beneficio temporaneo. Questo non significa che noi ci facciamo guidare solo dal maestro spirituale, dopo tutto, quando abbiamo una malattia fisica la nostra necessità urgente è quella d’incontrare un dottore. Se però vogliamo trovare la soluzione definitiva ai problemi della vita materiale, dobbiamo avvicinare un maestro spirituale. Nessun altro può aiutarci.
Panca Tattva Dasa si unì all’ISKCON nel 1978. Vive con sua moglie e sua figlia a St. Louis nel Missouri.

SEZIONELIBRI: SRIMAD - BHAGAVATAM
Considerato “il frutto maturo dell'albero della letteratura Vedica,” lo Srimad-Bhagavatam è la più completa ed autorevole esposizione della conoscenza Vedica. Cinquemila anni fa Krsna Dvaipayana Vyasa compose questo purana, o storia, per spiegare l'essenza della conoscenza spirituale. Qui presentiamo lo Srimad-Bhagavatam col testo originale sanscrito, la traslitterazione, la traduzione parola per parola, la traduzione letterale e le spiegazioni di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada,
Acarya Fondatore dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna.

IL DISTACCO DI VISNU
I saggi e le altre personalità elevate continuano a glorificare Visnu, indicando le Sue qualità uniche.
CANTO 4: CAPITOLO 7
rsaya ucuh
ananvitam te bhagavan vicestitam
yad atmana carasi hi karma najyase
vibhutaye yata upasedur isvarim
na manyate svayam anuvartatim bhavan

rsayah: i saggi; ucuh: pregarono; ananvitam: meraviglioso; te: Tue; bhagavan: che possiedi ogni opulenza; vicestitam: attività; yat: che; atmana: dalle Tue potenze; carasi: Tu compi; hi: certamente; karma: a queste attività; na ajyase: non sei attaccato; vibhutaye: per la sua misericordia; yatah: dalla quale; upaseduh: adorata; isvarim: Laksmi, la dea della fortuna; na manyate: non sei attaccato; svayam: Tu stesso; anuvartatim: alla Tua obbediente servitrice, Laksmi; bhavan: Tua Grazia.
I saggi pregarono:
Caro Signore, le Tue attività sono meravigliose e sebbene Tu agisca attraverso le Tue diverse potenze non sei affatto attaccato a queste attività. • Tu non sei attratto nemmeno dalla dea della fortuna, che è adorata dai grandi esseri celesti, come Brahma, i quali la pregano per ottenere la Sua misericordia.
SPIEGAZIONE: Nella Bhagavad-gita è detto che il Signore non desidera raggiungere alcun risultato con le Sue meravigliose attività, e nemmeno ha bisogno di compierle; eppure, per dare agli uomini un esempio da seguire, talvolta agisce, e le Sue attività sono meravigliose. Egli non ha alcun attaccamento: na mam karmani limpanti, sebbene agisca in modo meraviglioso, non è mai attratto da qualcosa (B.g. 4.14). Il Signore è sufficiente in Se stesso. L’esempio offerto qui spiega che la dea della fortuna, Laksmi, è sempre impegnata al servizio del Signore, eppure Egli non è mai attaccato a lei. Anche grandi esseri come Brahma adorano la dea della fortuna per ottenere il suo favore, ma sebbene il Signore sia adorato da molte centinaia di migliaia di dee della fortuna, Egli non è attaccato a nessuna di loro. I grandi saggi fanno risaltare in particolar modo la differenza che separa il Signore, situato nella Sua elevata posizione trascendentale, e gli esseri viventi comuni, che si attaccano ai risultati delle attività virtuose.
siddha ucuh
ayam tvat-katha-mrsta-piyusa-nadyam
mano-varanah klesa-davagni-dagdhah
trsarto ’vagadho na sasmara davam
na niskramati brahma-sampannavan nah

siddhah: i Siddha; ucuh: pregarono; ayam: questo; tvat-katha: i Tuoi divertimenti; mrsta: puri; piyusa: di nettare; nadyam: nel fiume; manah: la mente; varanah: l’elefante; klesa: sofferenze; dava-agni: dalla foresta in fiamme; dagdhah: bruciato; trsa: assetato; artah: afflitto; avagadhah: immerso; na sasmara: non ricorda più; davam: la foresta in fiamme o le sofferenze; na niskramati: non esce; brahma: l’Assoluto; sampanna-vat: come per essersi immerso; nah: nostro.

I Siddha pregarono:
Come un elefante che ha sofferto in una foresta in fiamme può dimenticare tutti i suoi dolori immergendosi in un fiume, così la nostra mente, o Signore, s’immerge sempre nel fiume di nettare dei Tuoi divertimenti trascendentali, e noi non desideriamo mai lasciare questa felicità trascendentale, che vale tanto quanto il piacere d’immergersi nell’Assoluto.

SPIEGAZIONE
Questa è l’affermazione dei Siddha, gli abitanti di Siddhaloka, dove gli otto tipi di perfezione materiale esistono nella loro pienezza. Gli abitanti di Siddhaloka controllano pienamente gli otto tipi di perfezione dello yoga, ma dalle loro affermazioni è possibile capire che sono puri devoti. Mediante l’ascolto, essi s’immergono sempre nel fiume nettareo dei divertimenti del Signore. L’ascolto dei divertimenti del Signore è detto krsna-katha. Anche Prahlada Maharaja afferma che coloro che sono sempre immersi nell’oceano di nettare che rappresenta la descrizione dei divertimenti del Signore hanno raggiunto la liberazione e non hanno paura delle condizioni materiali dell’esistenza. I Siddha dicono che la mente di una persona ordinaria è piena di ansia, e la paragonano a un elefante che, avendo sofferto in una foresta in fiamme, s’immerge in un fiume per trovare sollievo. Per le persone che soffrono nella foresta in fiamme di questa esistenza materiale è sufficiente immergersi nel fiume di nettare della descrizione dei divertimenti del Signore; esse potranno così dimenticare tutti i problemi di questa miserabile vita. I Siddha non si preoccupano delle attività interessate, come il compimento dei sacrifici o il fatto di ottenere buoni risultati, ma s’immergono soltanto nei discorsi trascendentali che riguardano i divertimenti del Signore, e trovano così la completa felicità, senza preoccuparsi delle attività empie o virtuose. Per coloro che sono sempre situati nella coscienza di Krsna non è necessario compiere attività virtuose o empie, né sacrifici. La coscienza di Krsna è completa in se stessa perché include tutti i metodi raccomandati dalle Scritture vediche.

yajamany uvaca
svagatam te prasidesa tubhyam namah
srinivasa sriya kantaya trahi nah
tvam rte ’dhisa nangair makhah sobhate
sirsa-hinah ka-bandho yatha purusah

yajamani: la moglie di Daksa; uvaca: pregò; su-agatam: l’apparizione propizia; te: Tua; prasida: sii soddisfatto; isa: mio caro Signore; tubhyam: a Te; namah: rispettosi omaggi; srinivasa: o dimora della dea della fortuna; sriya: con Laksmi; kantaya: Tua moglie; trahi: proteggi; nah: noi; tvam: Tu; rte: senza; adhisa: o controllore supremo; na: non; angaih: con le membra del corpo; makhah: l’arena del sacrificio; sobhate: è resa bella; sirsa-hinah: senza testa; ka-bandhah: che possiede solo il corpo; yatha: come; purusah: una persona.

La moglie di Daksa pregò così:
Caro Signore, è una grande fortuna che Tu sia apparso in quest’arena del sacrificio. Ti offro i miei rispettosi omaggi, e Ti prego di essere soddisfatto in questa circostanza. L’arena del sacrificio non ha alcuna bellezza senza di Te, proprio come non è bello un corpo privato della testa.
SPIEGAZIONE: Un altro nome di Sri Visnu è Yajnesvara. La Bhagavad-gita afferma che tutte le attività dovrebbero essere compiute come visnu-yajna, cioè per il piacere del Signore Visnu. Se non è compiuto al fine di soddisfarLo, tutto ciò che noi facciamo sarà causa di ulteriore incatenamento nel mondo materiale. La moglie di Daksa lo conferma qui: “Senza la Tua presenza, il fasto di questa cerimonia sacrificale è inutile, proprio come un corpo senza testa, per quanto ben ornato possa essere.” Questo paragone può essere applicato anche al corpo sociale. La civiltà materiale è molto orgogliosa del suo progresso, ma in realtà questo progresso è come un cadavere senza la testa. Senza la coscienza di Krsna, senza la comprensione di Visnu, il Signore Supremo, qualsiasi progresso della civiltà è privo di valore. L’Hari-bhakti-sudhodaya insegna (3.11):

bhagavad-bhakti-hinasya
jatih sastram japas tapah
apranasyaiva dehasya
mandanam loka-ranjanam

Talvolta, specialmente tra le persone di bassa classe, quando un amico o un parente muore, si usa adornare il cadavere; esso viene coperto di bei vestiti e di ornamenti e portato in processione. Queste cure rivolte a un cadavere non hanno un reale valore perché la forza vitale se n’è già andata. Similmente, la nobiltà, il prestigio sociale o il progresso della civiltà materiale, privi della coscienza di Krsna, sono come ornamenti su un cadavere. La moglie di Daksa si chiamava Prasuti ed era la figlia di Svayambhuva Manu; sua sorella, Devahuti, aveva sposato Kardama Muni, e il Signore Supremo, nella forma di Kapiladeva, era nato come suo figlio. Prasuti era dunque la zia di Sri Visnu. Nel suo ruolo di zia, si rivolgeva a Sri Visnu con un tono affettuoso, e Gli chiedeva un favore speciale. In questo verso è significativo anche il fatto che il Signore sia glorificato insieme alla dea della fortuna. Dovunque Sri Visnu è adorato, il favore della dea della fortuna è presente. Sri Visnu è chiamato anche amrta, trascendentale; infatti, mentre gli esseri celesti, Brahma e Siva compresi, erano apparsi dopo la creazione, Sri Visnu esisteva prima della creazione, e per questo è chiamato amrta. Sri Visnu è adorato dai Vaisnava insieme alla Sua energia interna. Prasuti, la moglie di Daksa, pregava il Signore di trasformare in Vaisnava i sacerdoti, semplici lavoratori dediti ad attività interessate, che compivano sacrifici allo scopo di ottenere benefici materiali.

lokapala ucuh
drstah kim no drgbhir asad-grahais tvam
pratyag-drasta drsyate yena visvam
maya hy esa bhavadiya hi bhuman
yas tvam sasthah pancabhir bhasi bhutaih

loka-palah: i capi dei vari pianeti; ucuh: dissero; drstah: visto; kim: se; nah: da noi; drgbhih: dai sensi materiali; asat-grahaih: che rivelano la manifestazione cosmica; tvam: Tu; pratyak-drasta: la saggezza interiore; drsyate: è visto; yena: dal quale; visvam: l’universo; maya: il mondo materiale; hi: poiché; esa: questo; bhavadiya: Tuo; hi: certamente; bhuman: Tu che possiedi l’universo; yah: poiché; tvam: Tu; sasthah: il sesto; pancabhih: con il quinto; bhasi: appari; bhutaih: con gli elementi.

I governatori dei vari pianeti dissero:
Caro Signore, noi ci fidiamo solo della nostra percezione diretta, ma in questa circostanza non possiamo stabilire se Ti abbiamo veramente visto con i nostri sensi materiali. I nostri sensi materiali possono percepire soltanto la manifestazione cosmica, ma Tu sei al di là dei cinque elementi. Tu Sei quindi il sesto elemento. Per questa ragione noi Ti vediamo come una creazione del mondo materiale.

SPIEGAZIONE: I governatori dei vari pianeti sono certamente ricchi secondo un’ottica materiale e molto orgogliosi. Queste persone sono incapaci di capire la forma eterna e trascendentale del Signore. La Brahma-samhita, d’altra parte, afferma che solo le persone che hanno gli occhi unti dall’amore per Dio possono vedere il Signore Supremo in ogni momento delle loro attività. Anche Kunti, nelle sue preghiere (S.B. 1.8.26), afferma che soltanto coloro
yogesvara ucuh
preyan na te ’nyo ’sty amutas tvayi prabho
visvatmaniksen na prthag ya atmanah
athapi bhaktyesa tayopadhavatam
ananya-vrttyanugrhana vatsala

yoga-isvarah: i grandi yogi; ucuh: dissero; preyan: molto cari; na: non; te: a Te; anyah: altro; asti: c’è; amutah: da quello; tvayi: in Te; prabho: caro Signore; visva-atmani: nell’Anima Suprema di tutti gli esseri; ikset: vedono; na: non; prthak: differente; yah: che; atmanah: l’essere vivente; atha api: molto di più; bhaktya: con devozione; isa: o Signore; taya: con esso; upadhavatam: di coloro che adorano; ananya-vrttya: che non viene mai meno; anugrhana: favore; vatsala: o Signore benevolo.

I grandi yogi dissero:
Caro Signore, le persone che Ti vedono come non differente da loro stessi, sapendo che Tu sei l’Anima Suprema di tutti gli esseri, Ti sono certamente molto care. Tu sei molto ben disposto verso coloro che, riconoscendo in Te il padrone e considerando se stessi come i Tuoi servitori, s’impegnano nel servizio devozionale Grazie alla Tua misericordia, sei sempre favorevolmente disposto verso di loro.

SPIEGAZIONE: Questo verso indica che i monisti e i grandi yogi considerano Dio, la Persona Suprema, come un tutto unico. Questa unità non corrisponde all’erronea concezione che l’essere vivente è perfettamente uguale al Signore Supremo. Il monismo basato sulla pura conoscenza è descritto e confermato nella Bhagavad-gita (7.17): priyo hi jnanino ’tyartham aham sa ca mama priyah. Il Signore afferma che coloro che sono avanzati nella conoscenza trascendentale e conoscono la scienza della coscienza di Krsna Gli sono molto cari, e anche Lui è molto caro a loro. Coloro che possiedono la perfetta conoscenza della scienza di Dio sanno che gli esseri viventi sono l’energia superiore del Signore Supremo, come la Bhagavad-gita afferma nel settimo capitolo: l’energia materiale è energia inferiore, e gli esseri viventi sono energia superiore. L’energia non è differente dalla sua fonte, perciò le energie possiedono le stesse qualità della fonte dell’energia. Le persone che conoscono perfettamente il Signore, analizzando le Sue differenti energie e conoscendo la propria posizione costituzionale, sono certamente molto care al Signore. Il Signore favorisce ancora di più coloro che, pur non conoscendo perfettamente Dio, la Persona Suprema, pensano sempre a Lui con amore e fede, sentendo che Lui è grande e loro non sono che i Suoi servitori eterni, i Suoi frammenti spirituali. Il particolare significato di questo verso è che il Signore è considerato vatsala, che significa “sempre disposto in modo favorevole”. Un nome del Signore è anche bhakta-vatsala, perché Egli è famoso per essere sempre molto favorevolmente disposto verso i Suoi devoti. In nessuna Scrittura vedica, invece, ci si rivolge a Lui come jnani-vatsala.
jagad-udbhava-sthiti-layesu daivato
bahu-bhidyamana-gunayatma-mayaya
racitatma-bheda-mataye sva-samsthaya
vinivartita-bhrama-gunatmane namah

jagat: il mondo materiale; udbhava: la creazione; sthiti: il mantenimento; layesu: nella distruzione; daivatah: il destino; bahu: molti; bhidyamana: vari; gunaya: dalle qualità materiali; atma-mayaya: con la Sua energia materiale; racita: prodotti; atma: nell’essere vivente; bheda-mataye: che produsse diverse tendenze; sva-samsthaya: con la Sua potenza interna; vinivartita: fatto fermare; bhrama: l’interazione; guna: delle influenze della natura; atmane: a Lui, nella Sua forma personale; namah: i miei omaggi.

Offriamo i nostri rispettosi omaggi al Supremo, che ha creato le differenti manifestazioni e le ha poste sotto l’incantesimo delle tre influenze del mondo materiale al fine di crearle, mantenerle e distruggerle. Personalmente Egli non è mai sotto il controllo della Sua energia esterna; nella Sua forma personale Egli è completamente indipendente dalla manifestazione delle influenze materiali, e non è mai soggetto all’illusione determinata dalla falsa identificazione.

I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Vita come Sogno e Realtà
Questa conversazione tra Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e un suo discepolo si svolse a Los Angeles nel gennaio del 1974.

Discepolo: Nei tuoi libri dici che questo mondo è come un sogno.
Srila Prabhupada: Sì. È un sogno.
Discepolo: In che senso è un sogno?
Srila Prabhupada: Per esempio, quello che hai sognato la notte scorsa ora non ha alcun valore. Non c’è più. E di nuovo, stanotte quando dormirai, sognerai e dimenticherai tutto. Quando stanotte sognerai, non ti ricorderai: “Ho una casa, ho una moglie.” Ti dimenticherai di tutto. Allora tutto questo è un sogno.
Discepolo: È reale o no?
Srila Prabhupada: Come potrebbe essere reale? La notte te lo dimentichi. Quando dormi ti ricordi che hai una moglie e che state dormendo in un letto? Quando nel tuo sogno vai anche tremila miglia lontano e vedi cose totalmente diverse, ti ricordi che hai un posto in cui risiedi?
Discepolo: No.
Srila Prabhupada: Allora è un sogno. Stanotte, quello che vedi ora, sarà solo un sogno, proprio come quello che hai visto la notte scorsa – ora sai che è stato solo un sogno. Allora sono tutti e due sogni. Tu sei semplicemente un visitatore, questo è tutto. Tu vedi questo e quell’altro sogno. Tu, anima spirituale sei reale, ma il tuo corpo materiale e l’ambiente materiale che vedi sono un sogno.
Discepolo: Ma io ho l’impressione che questa esperienza sia reale e che il mio sogno non lo sia. Qual è la differenza.
Srila Prabhupada: No. Questa esperienza è tutta illusoria! Come potrebbe essere reale? Se lo fosse, come potresti dimenticartela di notte? Come potresti dimenticare qualcosa di reale? Di notte ti ricordi tutto?
Discepolo: No, non lo ricordo.
Srila Prabhupada: Allora come potrebbe essere reale? Proprio come non ricordi il sogno che hai fatto ieri notte, per cui lo chiami “sogno”, allo stesso modo questa esperienza – poiché la dimentichi di notte – è anch’essa un sogno...
Discepolo: Ma io ho l’impressione...
Srila Prabhupada: Questo è un sogno fatto di giorno e quello è un sogno fatto di notte. Così è. Quando di notte ti fai un sogno lo percepisci come se fosse reale. Sì. Pensi che sia vero. È un sogno, ma tu stai gridando: “C’è una tigre! Una tigre! Una tigre!” Dov’è la tigre? Ma tu la vedi come se fosse vera – una tigre. “Sto per essere ucciso da una tigre, ma dov’è la tigre? Oppure sogni di abbracciare una bella ragazza. Dov’è quella bella ragazza? Ma sta accadendo veramente.
Discepolo: Sta accadendo?
Srila Prabhupada: In un certo senso sta accadendo perché c’è una perdita di seme. Un’emissione notturna. Ma dov’è la ragazza? Non è un sogno? Ma allo stesso modo quest’esperienza di vita cosiddetta reale è anch’essa un sogno. Tu hai l’impressione che sia reale, invece è un sogno. Perciò è detta maya-sukhaya, felicità illusoria. La felicità che provi di notte e quella che provi di giorno è la stessa cosa. Di notte sogni di abbracciare una bellissima ragazza, che non c’è. Ugualmente, anche di giorno qualsiasi “progresso” tu faccia – anch’esso è così. Maya-sukhaya: stai sognando. “Questo metodo mi renderà felice” oppure “Quel metodo mi renderà felice,” ma tutto il metodo è solo un sogno. Tu prendi questo sogno diurno come fosse la realtà perché la sua durata è lunga. Di notte quando sogni, la durata è di appena mezz’ora. Questo sogno di giorno invece dura dodici ore o anche di più. La differenza è questa. Questo è un sogno che dura dodici ore e quello è un sogno che dura mezz’ora – ma in realtà tutti e due sono sogni. Poiché uno è un sogno di dodici ore, lo accetti come se fosse vero. Questa si chiama illusione.
Discepolo: Illusione.
Srila Prabhupada: Sì. Tu fai distinzione tra un animale e te stesso, ma dimentichi che come l’animale morirà anche tu morirai. Allora dov’è il tuo avanzamento? Potrai rimanere per sempre? Anche tu morirai. Allora qual è il tuo avanzamento rispetto a quello di un animale? Questa è un’affermazione che si trova nella letteratura vedica. Ahara-nidra-bhaya-maithunam ca/ samanam etat pasubhir naranam: queste occupazioni – mangiare, dormire, fare sesso e difendersi – sono proprie anche degli animali e tu stai facendo lo stesso. Allora come ti distingui da un animale? Tu morirai e anche l’animale morirà. Ma se dici: “Morirò tra cento anni e questa formica morirà tra un’ora,” questo non significa che vivi nella realtà. È una questione di tempo.
Oppure considera questo immenso universo – verrà completamente distrutto. Come il tuo corpo verrà distrutto, anche questo universo verrà distrutto. Annientamento. Distruzione. Secondo i modi della natura – tutto verrà distrutto. Perciò è un sogno. È un sogno di lunga durata, così è. Nient’altro. Ma il vantaggio di avere questo corpo umano è che in questo sogno si può realizzare la realtà – Dio. Questo è il vantaggio. Pertanto se non trai vantaggio da questo sogno, perderai tutto.
Discepolo: Allora io sono mezzo addormentato?
Srila Prabhupada: Sì. La situazione è questa. Perciò la letteratura vedica dice, uttistha: “Alzati! Alzati! Alzati!” Jagrata: “Svegliati!” Prapya varan nibodhata: “Ora che ne hai l’opportunità, usala.” Tamasi ma jyotir gama: “Non rimanere nelle tenebre, vieni verso la luce.” Queste sono ingiunzioni vediche. E noi insegniamo la stessa cosa. “Ecco la realtà – Krsna. Non rimanete in questo luogo buio. Venite verso questa coscienza più elevata.”

Hare Krsna, Hare Krsna
Krsna Krsna, Hare Hare
Hare Rama, Hare Rama
Rama Rama, Hare Hare

LETTERA AI LETTORI

Hare Krsna! Da qualche anno la rivista "Ritorno a Krishna" viene spedita ai nostri lettori in cambio di una donazione e non vengono più inviati solleciti di pagamento cercando il più possibile di non interrompere la spedizione della rivista anche per coloro che non hanno inviato una donazione.

Come avrete sicuramente notato è stato aumentato il numero delle pagine e la qualità della stampa. In questo mondo di violenza, terrorismo e guerre "Ritorno a Krishna" continua a rappresentare una luce nelle dense tenebre dell'era di Kali, era della discordia e dell'ipocrisia.

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Attualmente stiamo spedendo circa milleottocento copie della rivista ogni bimestre, e se a causa di nuove richieste dovessimo sospendere la spedizione per qualche lettore, lo faremo per quelle persone che non hanno inviato donazioni negli ultimi due anni. La mancanza di donazioni per un lungo periodo potrà da noi essere considerata una mancanza di interesse per la lettura di "Ritorno a Krishna". Grazie in anticipo. Hare Krsna!

INCARNAZIONI DI KRSNA
Il Signore Varaha Salva la Terra
Quando Dio prende la forma di un cinghiale, Egli rimane Dio, che puro e trascendentale cattura il cuore dei Suoi Devoti.
di Aja Govinda Dasa

La mitologia greca rappresenta il Titano Atlante, che sostiene la Terra, sempre oppresso dal suo peso. Il Signore Supremo, invece, nella Sua forma di un gigantesco cinghiale ha sollevato Madre Terra sulle Sue zanne così facilmente come un elefante coglie un fiore di loto. Questa forma del Signore è apparsa due volte per salvare Madre Terra, una all’inizio della creazione quando essa giaceva senza speranza nelle profondità dell’oceano Garbhodhaka (che riempie metà dell’universo) e la seconda quando l’opera del potente demone Hiranyaksa aveva turbato tanto il suo equilibrio da farla cadere di nuovo nell’oceano Garbodhaka. Per questa ragione il Signore è celebrato come marito e protettore di Madre Terra ed insieme sono adorati come Bhumi-Varaha.
Sveta-varaha l’Incarnazione del Cinghiale Bianco
All’inizio della creazione, il Signore Brahma, creatore dell’universo, istruì il figlio Svayambhuva Manu, il padre originale dell’umanità, affinché generasse la discendenza umana e guidasse i suoi discendenti sul sentiero del servizio devozionale alla Suprema Personalità di Dio. Manu però vide che la terra, la dimora degli esseri umani, era sommersa nell’oceano Garbodhaka e allora chiese a suo padre di recuperarla. Mentre il Signore Brahma valutava il da farsi, un minuscolo cinghiale uscì dalla sua narice. Prima che Brahma potesse accorgersi di lui, il cinghiale espanse il suo corpo nel cielo nella dimensione di un grande elefante. All’inizio Brahma rimase perplesso alla vista di questo stupefacente cinghiale, ma poi comprese che si trattava di un’incarnazione della Suprema Personalità di Dio. Il frastuono del grugnito dell’incarnazione cinghiale piacque a Brahma che si sentì rassicurato dal fatto che il Signore avrebbe risolto tutti i suoi problemi.
Nonostante che il Signore appaia nella forma di cinghiale per salvare Madre Terra dal fango dell’oceano Garbodhaka, Egli rimane immacolato ed eternamente trascendentale ad ogni contaminazione materiale. In realtà il Signore Varaha, l’incarnazione nella forma di cinghiale, è noto per essere i Veda personificati. Il respiro di Sri Krsna è la sorgente originale di tutti i Veda. Come primo ricettacolo della conoscenza vedica, Brahma inspirò il respiro del Signore e poiché il Signore Varaha uscì con il respiro di Brahma, Egli è i Veda personificati.
Dopo essersi espanso, il Signore Varaha volò nel cielo, agitando la coda come una frusta ed illuminando l’intero universo con il Suo splendore, che è l’origine di ogni forma di luce.
Il Signore Varaha fiutò la terra con il suo potente senso dell’odorato e trovatala che giaceva sul fondo del Garbhodaka la sollevò sulle Sue potenti zanne. I saggi che furono testimoni di questa impresa glorificarono il Signore come mahidhrah,”Colui che sostiene la terra.”
Questa parola può anche significare “grande montagna”, significato appropriato in questo caso perché il corpo infallibile del Signore Varaha, su cui posava la terra, somigliava al picco di una montagna decorata da una nuvola. I saggi descrissero l’intera scena come vibhramah, che significa “bellezza”, ma anche ”illusione” Senza dubbio la scena era bella, ma perché illusoria? Perché nonostante che il Signore avesse sollevato la terra sulle Sue zanne, lo aveva fatto senza sforzo, proprio come senza sforzo Egli sostiene miriadi di universi.
Emergendo dall’acqua il Signore Varaha scosse il Suo corpo spruzzando i saggi dei più elevati sistemi planetari. I saggi si sentirono purificati perché quell’acqua aveva toccato il corpo sacro del Signore i cui piedi di loto sono l’origine del Gange.
Il poeta Vaisnava del dodicesimo secolo Jayadeva così loda il Signore Varaha: “O Kesava! O Signore dell’universo! O Signore Hari che hai assunto la forma di un cinghiale! Tutte le glorie a Te! La terra che era sprofondata nell’oceano Garbhodaka in fondo all’universo è ferma sulla punta della Tua zanna come un punto sulla Luna.”
Rakta-varaha: l’incarnazione del Cinghiale Rosso
La seconda incarnazione nella forma di cinghiale si manifestò per uccidere Hiranyaksa, l’archetipo Daitya, la progenie atea di Diti. Lo Srimad-Bhagavatam narra che una volta Diti convinse suo marito, Kasyapa Muni, ad unirsi a lei al crepuscolo, ora riservata all’adorazione del Signore Supremo. Nonostante che Diti e Kasyapa seguissero rigidamente i principi religiosi, la loro trasgressione portò alla nascita dal grembo di Diti di due gemelli atei. Durante la sua gravidanza il sole rimase oscurato e quando partorì i gemelli terremoti e comete predissero eventi non auspiciosi, nuvole nere fecero piovere immondizie e le mucche emisero sangue dalle mammelle.
Sconcertati da questo sconvolgimento, gli esseri celesti chiesero aiuto a Brahma ed egli raccontò loro la storia che aveva portato alla nascita dei gemelli demoni. Quando un tempo i quattro figli di Brahma chiamati Kumara si recarono a visitare il Signore Visnu nella Sua imperitura dimora, Vaikuntha, due guardiani delle porte, Jaya e Vijaya, impedirono loro di entrare. Sorpresi dal comportamento offensivo dei due guardiani, i Kumara li condannarono a nascere nel mondo materiale. Sebbene arroganti, i due guardiani erano tuttavia devoti del Signore, che per proteggerli da ulteriori maledizioni arrivò sulla scena per pacificare i saggi.
Le scritture vediche c’informano che il Signore aveva organizzato tutta questa storia al fine di poter soddisfare il Suo desiderio di combattere con avversari potenti. Perciò non modificò la maledizione dei saggi e Jaya e Vijaya nacquero da Diti come Hiranyakasipu e Hiranyaksa. Per compiacere suo fratello Hiranyakasipu, il cui nome indica una grande passione per le ricchezze e il piacere dei sensi, Hiranyaksa sconfisse i principali governanti dell’universo e rubò le loro ricchezze. In accordo con il significato del suo nome, Hiranyaksa o “colui il cui occhio cerca sempre l’oro” scavò le ricchezze della terra sepolte e sconvolgendone l’equilibrio ne provocò la caduta nell’oceano Garbhodaka.
Un giorno Hiranyaksa si tuffò nel Garbhodaka e nuotò fino alla dimora di Varuna per combattere contro di lui. Varuna, Signore dei mondi acquatici, rifiutò di combattere e lo consigliò invece di affrontare il Signore Visnu che poteva eliminare per sempre il suo orgoglio.
Proprio allora, il Signore Varaha aveva tratto in salvo Madre Terra dall’oceano Garbhodaka. Alla vista del pianeta terra che posava sulle zanne del Signore Varaha, Hiranyaksa, pieno di risentimento, così lo rimproverò:
“O animale anfibio, il pianeta terra ci appartiene. Non potrai uscire di qui vivo se non ci restituisci il pianeta. Oggi ti spaccherò la testa con la mia mazza.”
Il Signore Varaha balzò fuori dall’acqua proprio come fa un elefante maschio quando esce da un laghetto perché assalito da un coccodrillo.
Il demone inseguì il Signore gridandoGli: “O codardo, non provi vergogna a fuggire davanti a chi ti sfida?”
Il Signore onnipotente posò la terra sull’acqua facendola galleggiare con la Sua suprema potenza.
“O vanaglorioso Hiranyaksa,” disse il Signore. “Io sono veramente un cinghiale selvatico che desidera uccidere un cane come te. Smettila di parlare in modo così borioso e vinciMi se puoi.”
Così sfidato Hiranyaksa si agitò come un cobra. Si diresse verso il Signore e Lo attaccò con la sua mazza, ma il Signore schivò facilmente il suo colpo. Hiranyaksa e il Signore si colpirono ripetutamente a vicenda, ma entrambi schivarono abilmente i colpi del nemico. Lo scontro brutale fece perdere sangue ad entrambi. Ogni ferita aumentava la collera degli adirati contendenti, che sembravano due tori che combattono per una mucca.
Temendo la potenza del demone che aumentava all’avvicinarsi della sera, Brahma implorò il Signore Varaha di ucciderlo. Il Signore allora diresse la Sua mazza contro il mento del demone, che però Gliela strappò di mano. Varaha allora chiamò il Suo indistruttibile disco Sudarsana alla cui vista il demone scagliò la sua mazza e il suo tridente infuocato contro il Signore. Come un rapace afferra la sua preda, così il Signore afferrò la mazza e fece a pezzi il tridente con il Suo disco Sudarsana tagliente come un rasoio. Viste le sue armi distrutte, il demone colpì con il pugno l’ampio petto del Signore Varaha. Sebbene il pugno del demone avesse la potenza di frantumare la roccia, il suo rumore sordo sembrò al Signore quello di una ghirlanda di fiori.
Allora il demone ricorse alla magia, creando con l’illusione demoni, temporali, venti impetuosi, nuvole minacciose e un diluvio di macigni, ma il disco Sudarsana del Signore dissipò queste magie. Hiranyaksa allora provò a stritolare il Signore Varaha tra le sue braccia, ma il Signore, che non è limitato dallo spazio e dal tempo sfuggì alla presa del demone. Quando Hiranyaksa tentò un ultimo assalto, il Signore lo colpì alla base dell’orecchio. Sebbene il Signore lo avesse colpito casualmente, Hiranyaksa annaspò con gli occhi sporgenti che gli uscivano dalle orbite e cadde al suolo come un albero sradicato. Ricoperto dal sangue del demone, le gote del Signore Varaha tornarono ad essere rosse come un elefante diventa rosso scavando la terra.

Le Lodi dei Saggi

I saggi dei sistemi planetari superiori glorificarono il Signore Varaha come mayamaya ovverosia il Signore di tutta la conoscenza, di tutta la misericordia e di tutta l’illusione: Egli nella Sua onniscienza aveva localizzato Madre Terra, con benevolenza l’aveva inserita nella sua orbita e senza sforzo aveva sconfitto la magia di Hiranyaksa.
I saggi lodarono inoltre il Signore Varaha come l’insuperabile goditore di tutti i sacrifici. Sri Krsna conferma questo nella Bhagavad-gita 5.29, dove Egli descrive Se Stesso come bhoktaram yajna-tapasam cioè l’ultimo beneficiario di tutti i sacrifici e di tutte le austerità. Dalla Sri Isopanisad (Mantra 1) apprendiamo che tutto è proprietà del Signore Supremo e perciò il devoto si propone di compiacere il Signore usando tutto al Suo servizio. Invece chiunque stupidamente desideri di godere di ciò che appartiene al Signore Supremo viene distrutto come Hiranyaksa.
I saggi hanno descritto la pelle del Signore Varaha identica agli inni vedici e i peli del Suo corpo come pura erba kusa dei rituali vedici. Inoltre essi hanno affermato che il corpo trascendentale del Signore Varaha è esso stesso un sacrificio vedico. Perciò chiunque soddisfi il Signore Varaha ha già ottenuto lo scopo supremo di tutta la saggezza vedica, dei sacrifici e dell’austerità.

Aja Govinda Dasa, discepolo di Sua Santità Hanumatpresaka Swami ha conseguito un master d’informatica all’università di Harvard. L’anno scorso, a diciassette anni, ha conseguito con il massimo dei voti il diploma in ingegneria elettronica. Nel 2005 la Boise State University l’ha inserito tra i dieci studenti migliori.



QUANTO SIAMO LIBERI?
La contribuzione Vedica ad uno dei temi centrali della filosofia Occidentale.
di Navin Jani

Un giorno Sam Surya si reca all’orfanatrofio della sua città per fare una generosa donazione. In un’altra parte della città, Andy Andhakara rapina una banca. Che cosa ha portato queste due persone a due scelte così drasticamente diverse? È dipeso dalla loro volontà o dall’intervento di qualche altro fattore? In altre parole, le loro azioni erano già determinate oppure Sam e Andy agiscono per libero arbitrio?
Queste domande riguardano uno dei temi più dibattuti della filosofia occidentale. Gli esseri umani sono destinati a seguire un percorso determinato? Siamo come bambini su una macchinina in un parco di divertimenti che permette loro di curvare a destra o a sinistra, ma che inesorabilmente li porta lungo un percorso predeterminato? Oppure siamo liberi di desiderare e di fare quello che ci piace; la nostra vita è come una lavagna pulita su cui possiamo scrivere tutto e di tutto?
In questo articolo tratteremo brevemente come la filosofia occidentale abbia impostato il problema del rapporto tra determinismo e libero arbitrio e poi suggeriremo come la letteratura vedica possa offrire un’ulteriore visione di questo tema così sfuggente, ma tuttavia così importante.
Prima di iniziare chiariamo il significato della parola arbitrio. Da un punto di vista filosofico, si tratta di un concetto articolato che ha subito variazioni di significato durante gli anni. Tuttavia, per tutti gli scopi pratici può essere ritenuto sinonimo di “azione”. Pertanto il dibattito sul rapporto tra determinismo e libero arbitrio essenzialmente è una richiesta di identificare la causa dei comportamenti umani. Tenere in mente questo vi aiuterà a non perdervi in quella che altrimenti potrebbe diventare una giungla intricata di astratti linguaggi filosofici incomprensibili.

Determinismo Rigido
In questo dibattito un punto di vista è quello di affermare che Sam Surya era destinato a fare una donazione e Andy Andhakara a rubare e nessuno in realtà aveva voce in capitolo su queste scelte. Questa teoria è conosciuta come determinismo rigido. Ciò comporta che tutte le azioni umane sono il risultato diretto di una sequenza di cause e di effetti tali da renderle predeterminate e tali da potersi svolgere in un solo ed unico modo. Quindi, in realtà noi non abbiamo alcun ruolo nel determinare le nostre azioni. Anzi esse sono causate da qualcosa al di sopra di noi. I filosofi occidentali in generale si sono dimostrati restii ad accettare questo punto di vista e con buone ragioni: un determinismo rigido contrasta sia con l’esperienza comune, sia con le regole di civiltà.
Lungi dal sentirsi obbligati a compiere le azioni che facciamo, istintivamente sentiamo che nella nostra vita possiamo fare delle scelte. Perciò, il pensiero di non poter in alcun modo controllare quello che facciamo ci ripugna. Inoltre le leggi che governano una società hanno significato solo se i cittadini possono decidere se seguirle o no. Per esempio, potremmo forse essere del parere di punire Andy Andhakara per mandare un messaggio alla comunità sul fatto che non si deve rubare in modo che altri non seguano il suo esempio. Se però i cittadini non hanno il potere di decidere se rubare o no, allora qual è l’utilità di mandare un messaggio di questo tipo? Quindi un determinismo rigido può essere respinto perché contrario all’intuizione e certamente in contrasto con la pratica.

Libero Arbitrio Assoluto
Dopo aver respinto questa posizione estrema, esaminiamo l’altra posizione estrema. Come il determinismo rigido ci dice che Sam ed Andy dovevano ciascuno agire in quel particolare modo, il punto di vista opposto ci dice che essi avrebbero potuto agire in qualsiasi altro modo. Questa è la teoria conosciuta come libero arbitrio assoluto. Essa sostiene che le azioni umane in teoria sono completamente libere e possono svolgersi in un numero infinito di modi. Il nostro comportamento non è il prodotto precostituito di un qualsiasi grande schema universale, ma è fluido e flessibile. Esso è essenzialmente senza causa, perché questo limiterebbe il suo svolgimento.
A differenza della teoria del determinismo rigido che ha avuto pochi aderenti tra i filosofi occidentali, la teoria del libero arbitrio assoluto è stata fatta propria da molti, compreso il filosofo francese René Descartes all’inizio del diciassettesimo secolo e il filosofo tedesco Immanuel Kant alla fine del diciottesimo secolo. In realtà, essa dà un gradito sollievo dalla soffocante rigidità del determinismo ed è in accordo con i criteri occidentali di libertà e d’indipendenza. Come altri filosofi (compresi quelli nominati nel prossimo paragrafo) hanno però messo in evidenza, questa teoria non è accettabile. Essi affermano che un fenomeno o ha una causa (o più cause) oppure è completamente casuale; non esiste una terza via. Perciò affermare che le azioni umane non hanno causa è come dire che sono casuali. L’osservazione del mondo intorno a noi però mostra chiaramente che questo non è vero. Noi non vediamo madri che abbracciano la loro biancheria sporca gettando invece i loro bambini nella lavatrice. Invece, al posto di questo caos senza spiegazione (logica conseguenza di questa teoria) possiamo constatare ordine e significato nei comportamenti umani. Quindi, il libero arbitrio assoluto deve anch’esso essere respinto come privo di logica e non realistico.

Determinismo Non Rigido
Perciò mentre il determinismo rigido non ci lascia spazio per respirare, risulta che il libero arbitrio assoluto apre una porta anche troppo grande. Nessuna delle due teorie ci consente di influire consapevolmente sulle nostre azioni. Che pensare di qualcosa d’intermedio, qualcosa tra questi due estremi? Questo punto di vista permetterebbe a Sam e ad Andy di essere la causa delle proprie azioni in un modo che riconcilia determinismo e libero arbitrio. Il comportamento umano potrebbe allora essere compreso non come capriccioso e neppure automaticamente irrispettoso delle volontà individuali.
Un numero infinito di persone ha appoggiato in qualche modo questo compromesso – compresi i filosofi inglesi Thomas Hobbes, John Locke e John Stuart Mill – su cui confluisce più o meno il consenso dei filosofi contemporanei occidentali. Tra essi il filosofo scozzese del diciottesimo secolo David Hume ne ha dato quella che senza dubbio è la principale presentazione. La sua teoria è definita determinismo non rigido perché si basa su un determinismo rigido, ma lo modifica in modo da acconsentire il manifestarsi di una libertà personale e di una responsabilità morale. Egli inizia con l’affermazione che ogni azione umana ha una causa che ne determina lo svolgimento. Se questa causa è qualcosa d’esterno all’individuo, egli classifica l’azione risultante come involontaria. Se la causa è un desiderio interiore dell’individuo, l’azione risultante è qualificata come volontaria. Mentre nel determinismo rigido tutte le azioni sono causate da forze esterne e sono quindi quelle che Hume chiama involontarie, il suo determinismo non rigido prevede cause sia esterne sia interne. In realtà egli pone l’accento sulle ultime spiegando che gli esseri umani agiscono sempre in base ai loro fortissimi desideri interni senza essere forzatamente determinati da fattori esterni.
Hume conclude ritenendo tali azioni volontarie “libere” e pertanto assoggettabili ad un giudizio morale. In questo modo, secondo la teoria di Hume, la donazione di Sam è considerata come causalmente determinata dal suo desiderio di donare e tuttavia è anche ritenuta libera perché è fatta volontariamente. Il furto compiuto da Andy è causato dal suo desiderio di denaro, ma egli ne è moralmente colpevole perché non era obbligato ad agire contro il suo desiderio. Sebbene con il determinismo non rigido di Hume si abbia finalmente una teoria che collega gli individui con i loro comportamenti, appare discutibile se questo accada in un modo che dia loro una vera libertà. Questa ammissione che evita l’oppressivo impersonalismo del determinismo rigido e il caos dell’assoluto libero arbitrio, dà veramente agli uomini il potere di una scelta consapevole? La critica ha risposto di no. I critici hanno fatto notare che sebbene con la teoria di Hume gli individui agiscano secondo la loro volontà non lo fanno però liberamente. Questo accade perché i desideri interni che causano le loro azioni non sono sotto il loro controllo cosciente. Per esempio, Sam agisce volontariamente in accordo al suo desiderio di fare la carità (e in questo modo si sente come se agisse liberamente), ma da dove viene questo desiderio? Ha scelto lui il tipo di personalità che ha tendenza a donare?
No. Potremmo percorrere il suo sviluppo attraverso le sue esperienze, la sua educazione e il suo ambiente familiare oppure rassegnarci ad un semplice: “È nato così.” In entrambi i casi dobbiamo riconoscere che i veri fattori che hanno portato Sam a voler aiutare l’orfanatrofio non sono chiaramente soggetti al suo controllo cosciente. Anzi, il suo desiderio è il risultato deterministico del suo background che lo spinge ad agire in questo modo. Egli non è libero di agire diversamente. Perciò non è giusto chiamare libere le rispettive azioni di Sam e di Andy e conseguentemente lodarle o censurarle. In effetti il determinismo non rigido in definitiva ci porta allo stesso punto morto del determinismo rigido anche se con un po’ più di varietà lungo il percorso. Sebbene sia il determinismo rigido sia l’assoluto libero arbitrio possano essere facilmente respinti (sia in questo articolo che negli annali della filosofia occidentale), è facile concordare che un determinismo non rigido appare più promettente. Tuttavia esso non ci ha permesso di raggiungere quello che cerchiamo per una spiegazione convincente della causa delle azioni umane. Certamente la risposta si trova in una forma di sintesi tra determinismo e libero arbitrio, ma la filosofia occidentale non ci può fare avanzare ulteriormente in questa direzione. Ora quindi prenderemo in considerazione la filosofia dell’antica India. All’interno delle scritture vediche troviamo una prospettiva che concilia veramente determinismo e libero arbitrio in un modo che soddisfa i nostri intelletti ed è gradevole ai nostri cuori.

Il Libero Arbitrio dell’anima
Cominciamo rivisitando il lato deterministico del tema. Krsna nella Bhagavad-gita spiega che tutti gli esseri viventi hanno una forma eterna spirituale di cui i corpi fisici che vediamo sono solo coperture temporanee. La causa prima di questo imprigionamento è conosciuta in sanscrito come ahankara. Sebbene questa parola sia normalmente tradotta come falso ego, letteralmente significa: “Sono io che agisco”. Poiché siamo fatti di spirito e non di materia, non abbiamo nessuna capacità di manipolare indipendentemente la materia e pensare che lo possiamo fare è l’inganno che c’imprigiona in modo definitivo. Lungi dall’essere controllori, l’abitare in un corpo fisico ci porta sotto il controllo della natura perché il corpo che è materiale agisce in base alle leggi di natura. Il vero principio attivo che provoca i movimenti del mondo materiale è l’energia di Dio nella forma dei tre principi o influenze materiali: il mantenimento (virtù), la creazione (passione) e la distruzione (ignoranza). Krsna somma tutte queste dinamiche facendo osservare: “L’anima spirituale ingannata dall’influenza del falso ego pensa di essere lei a compiere le attività che in realtà sono svolte dai tre modi della natura materiale.” Quindi, la nostra libertà non si trova nel regno tangibile della materia fisica.
Per alcune persone le implicazioni derivanti da questa evidenza (vedasi l’inserto a lato come altro esempio) fanno ritenere che il libero arbitrio sia semplicemente illusorio e che la reale comprensione comporti di accettare che noi siamo pedine impotenti di un mondo retto dal determinismo. Dal punto di vista storico, i filosofi occidentali hanno sempre finito per ammassare il punto di vista vedico insieme alle altre filosofie orientali togliendo di mezzo il tutto sotto la condiscendente etichetta di fatalismo asiatico. Questo però è solo metà dell’equazione vedica. Altrettanto convincente (e senza dubbio anche più importante) è l’evidenza vedica della libertà e del potere di una scelta consapevole.
Per esempio, la letteratura vedica contiene una pletora di regole, principi e rituali. Molti eminenti filosofi Vaisnava hanno usato la stessa logica che noi abbiamo citato prima per sconfiggere il determinismo rigido dichiarando che tali prescrizioni delle scritture (e le ricompense e le punizioni ad esse associate) possano avere significato solo se l’essere vivente ha in qualche modo una reale indipendenza. In verità, “Dio, la Persona Suprema, ha formulato e applicato in modo così esperto le leggi della natura materiale che regolano la punizione e la ricompensa relative al comportamento umano che l’essere vivente è scoraggiato di fronte al peccato e incoraggiato verso la virtù, senza per questo dover soffrire di alcuna interferenza significativa con il suo libero arbitrio di anima eterna.” (Srimad-Bhagavatam 10.24.14 spiegazione dei discepoli di Prabhupada)
A questo punto comunque è importante notare che poiché la mente nella comprensione vedica è considerata materiale, essa è soggetta allo stesso rigido controllo che prima era stato prima attribuito al corpo. Perciò, come il libero arbitrio dell’essere vivente non può essere esteso alle azioni del corpo fisico e dei sensi, così pure non può essere esteso alle azioni della mente o dell’intelligenza. Quindi il libero arbitrio di cui Prabhupada parla deve essere limitato al dominio proprio dell’anima spirituale e devono essere le azioni di quest’anima che meritano le varie punizioni e le ricompense di cui parla. Ma come agisce l’anima? Prabhupada spiega che questo avviene attraverso il desiderio. Inoltre, egli fa un ulteriore passo in avanti rivelando che il desiderio di “arrenderci a Dio o no è l’espressione essenziale del nostro libero arbitrio”.
E qui finalmente c’è la risposta che cerchiamo e la risoluzione vedica del problema del contrasto tra determinismo e libero arbitrio. Come esseri umani, la nostra libertà comporta soltanto o di avvicinarsi a Dio o di allontanarci da Lui. La natura materiale “sotto la direzione di Dio” si prende cura del resto. In base ai nostri desideri passati, alla nascita ci viene dato un corpo adatto per mezzo del quale le influenze della natura materiale ci aiutano a compiere azioni corrispondenti a questi desideri. Nei limiti di questo corpo, che vanno dalla nostra disposizione mentale ai risultati karmici che ci spettano mentre siamo in esso, abbiamo l’opportunità di formulare nuovi desideri. Questi desideri possono avere molte forme, ma sono sempre riconducibili ad una delle due grandi categorie: desiderio di avvicinarsi a Dio o desiderio di allontanarsi da Lui. I nostri nuovi desideri creano allora quelle reazioni karmiche che determinano il nostro nuovo corpo.

Nessun Determinismo Senza Uscita
Questa comprensione vedica del libero arbitrio ci salva dalla strada senza uscita in cui ci portava il determinismo non rigido. Possiamo percorrere all’indietro i molteplici desideri che determinano l’azione di una persona a partire dalla condizione realizzata nella vita attuale fino alla sua natura al momento della nascita, fino ai desideri delle sue vite precedenti e, a sottolineatura di tutto questo, fino al suo progressivo desiderio di arrendersi a Dio o di ribellarsi a Lui. A questo livello finale di primaria importanza regna la libertà, mentre il determinismo domina i successivi anelli della catena. Si può quindi definire il modello vedico come una sorta di libero arbitrio binario.
Per esempio, Sam Surya, nella sua nascita precedente deve aver avuto desideri divini (per esempio, desideri disinteressati di rinunciare al piacere per scopi più elevati) come risultato egli probabilmente è nato dotato di una generosità spontanea ed ha ricevuto una buona educazione dai suoi genitori e dai suoi primi insegnanti, entrambi i quali gli hanno consentito di avvicinarsi a Dio. Andy Andhakara invece deve aver avuto desideri contro Dio (per esempio, desideri egoistici accentrati sul proprio benessere a scapito di altri), che lo hanno portato a nascere in una situazione degradata idonea ad esprimersi ed agire secondo questo tipo di desideri. La chiave per capire come tutto questo funziona sta nella comprensione che il karma agisce a livello sottile, ma anche grossolano. Le buone azioni non solo creano circostanze favorevoli, ma producono anche il desiderio di fare ulteriori buone azioni. E viceversa.
A differenza dal foglio bianco del libero arbitrio o del percorso rigido del determinismo, questa miscela dei due potrebbe essere paragonata ad un film interattivo che vi permette di fare scelte in momenti cruciali e poi funziona automaticamente fino alla prossima decisione. Se compiamo scelte favorevoli a ristabilire la nostra relazione con Dio, come Sam Surya, la prossima volta avremo un numero maggiore di possibilità di questo tipo. Se invece facciamo scelte che ostacolano la nostra relazione con Dio, come Andy Andhakara, le scelte verso il divino diminuiranno in opportunità e quantità. In entrambi i casi, quello che accade tra i punti di decisione è il risultato predisposto da innumerevoli scelte del passato.
Quando finalmente arriviamo al punto in cui incondizionatamente e ininterrottamente desideriamo soltanto di essere più vicini a Dio, allora rompiamo la catena dei successivi corpi fisici e possiamo tornare nella dimora di Dio. Là, avendo ripreso i nostri corpi originali spirituali saremo completamente indipendenti dalle leggi di natura che ci controllano così rigidamente in questo mondo. Allora arriviamo al definitivo paradosso del libero arbitrio. Quando saremo in grado di offrire in ogni momento il nostro libero arbitrio ai piedi di Dio per il Suo piacere anziché per il nostro, allora e soltanto allora avremo il massimo di libertà.

Navin Jani segue un corso di laurea alla Universitiy of California, a Irvine, dove studia Vastu Vidya e gli aspetti spirituali del disegno. Vive ad Irvine con i suoi genitori e sua moglie, Krsna-priya Devi Dasi.

Prescienza e Letteratura Vedica
Un aspetto della letteratura vedica — la conoscenza del futuro — può, a prima vista, apparire in contrasto con il libero arbitrio, ma non è così. In effetti, la spiegazione di questo fenomeno dato da Sant’Agostino relativa all’onniscienza di Dio è simile alla conoscenza vedica. Altri hanno argomentato che se Dio sapesse già quello che faremo, questo ci impedirebbe di avere un libero arbitrio: non potremmo agire se non nel modo che Dio aveva previsto. In risposta, Agostino spiegava che la visione del futuro da parte di Dio non fa accadere niente. Essa è analoga alla visione umana del passato. Noi abbiamo la capacità di ricordare gli eventi del passato, ma questo non significa che ne siamo la causa. Allo stesso modo Dio ha la capacità di pre-ricordare gli eventi futuri, senza che questo significhi che la sua azione limiti la libertà umana. Egli è semplicemente al di là del tempo, mentre noi non lo siamo, e può perciò osservare con uguale facilità passato, presente e futuro.
La letteratura vedica riconosce a Dio una capacità di questo tipo, ma va oltre ammettendo che gli esseri umani possono condividere questa capacità. Un metodo consiste nel praticare lo yoga opportuno per acquistare questa siddhi (perfezione mistica) del tri-kala-jna, letteralmente “conoscitore dei tre tipi di tempo” (cioè passato, presente e futuro). È interessante notare che questa capacità è considerata una delle meno importanti e delle più facili da ottenere tra i diversi poteri mistici vedici.
Un altro metodo di prescienza è fornito dall’astrologia. Osservando la posizione delle stelle e dei pianeti al momento preciso della nascita di una persona, un astrologo esperto può fare molte previsioni riguardo alla personalità e alla vita di questa persona. In effetti, si dice che il grande saggio Brghu Muni temendo che durante la miserabile era attuale di Kali non ci potessero essere astrologi qualificati, avesse formulato gli oroscopi di nascita per ogni persona sulla terra per i prossimi 427.000 anni.

GURUKULI MELA
Il Punto di Svolta di Madhava Smullen
Membri della nuova generazione ISKCON uniscono le loro forze alla ricerca di un metodo che consenta risultati sempre più elevati.

Il buio avvolge il grande campo; solo una lama di luce proviene da un palco posto ad una sua estremità. Il chiarore fa intravedere centinaia di giovani che aspettano con impazienza che lo spettacolo ricominci. Quando finalmente la band entra a grandi passi sul palco indossando chitarre e maneggiando bacchette, la folla irrompe in un grido esultante tendendo le mani verso il cielo.
Si tratta di una generazione di ragazzi che amano la musica rock e guardano con ammirazione le rock star, tenendo in alto gli accendini e le torce durante le parti dolci e melodiche e saltando, urlando e danzando non appena il ritmo riprende. Ma non appena il cantante inizia a cantare, questi ragazzi, come sapete, si comportano diversamente e tutti insieme cantano all’unisono, con gli occhi chiusi pregando con sentimento: “Vande Krsna, Nanda Kumara, Nanda Kumara, Madana Gopala.”
Sono i gurukuli.
Da tradurre come “studente nella famiglia del guru”, gurukuli generalmente si riferisce agli studenti di una gurukula, l’ashram di un insegnante dove viene impartita un’educazione tradizionale. L’ISKCON negli anni ’70 e ’80 gestiva diverse gurukula, una specie di collegi per i suoi ragazzi, le più note delle quali si trovavano a Dallas, a Mayapur e Vrndavana. Sfortunatamente, sebbene molti di coloro che le hanno frequentate mantengano buoni ricordi di amicizia e spiritualità, queste scuole hanno anche dovuto subire il peso di molta inesperienza, fanatismo e perfino di abusi.
Dopo che i primi ex-alunni delle gurukula lasciarono queste scuole per seguire strade diverse, cominciarono a cercarsi l’un l’altro scoprendo forti legami tra loro, dovuti sia al loro amore per Krsna e alla loro conoscenza della coscienza di Krsna, sia alle difficili esperienze che avevano condiviso. Iniziarono a tenere delle riunioni che portarono subito alla formazione di un gruppo dinamico, una famiglia internazionale su cui si poteva contare, composta da persone di cui fidarsi anche se non mai incontrate prima.
Negli anni 90’ iniziò il declino delle gurukula. La maggior parte chiusero ed alcune furono trasformate in scuole diurne, mentre la struttura sociale dell’ISKCON cambiava e i devoti si affrettavano a porre rimedio agli errori del passato. Il termine gurukuli era però divenuto popolare e la nuova generazione della gioventù Hare Krsna si riconobbe facilmente in questo nome, unendosi alla famiglia che i gurukuli più anziani avevano creato.
Mentre gli ultimi potenti accordi della musica si attenuano gradualmente, la folla esplode in un applauso assordante. Ora, nel nuovo millennio i gurukuli di tutte le generazioni si sono uniti per decidere cosa fare del loro futuro.
Benvenuti al Kuli Mela.

È Nato Un Mela
Ogni grande idea ha un luogo di nascita. Per questa in particolare fu la riunione dei gurukuli del 2004 nella soleggiata Alachua in Florida. Come al solito tutti si divertivano molto, immersi nella naturale freschezza della primavera, festeggiando fino a tardi la notte. Ma un gurukuli, Baladeva Keilman, CEO del Commodore Gaming di Amsterdam, aveva in mente qualcosa di meglio.
“Pensavo che è strano che ci siano persone disposte a fare grandi sforzi per venire a questi raduni, attraversando in volo tutto il paese e perfino il globo con nessun altro scopo che essere ospitati,” dice Baladeva.
Nella sua mente cominciò a prendere forma un’idea. Telefonò al suo amico Kapila Monet, che lavora per una compagnia pubblicitaria di Londra. Quando gli espresse il suo desiderio di offrire a queste riunioni un’alternativa cosciente di Krsna più vitale e più creativa, fu come se avesse attivato un interruttore elettrico.
“Si!” disse Kapila. “Dovremmo fare un festival grandioso con migliaia di persone e un’estasi cosciente di Krsna che dura tutta una notte e un elicottero che faccia cadere petali di loto mentre tutti bevono nettare di mango! E potremmo fare conferenze, seminari e …”
“Ferma, ferma,” disse Baladeva, gridando dall’altra estremità del telefono. “Vedremo. Ne parleremo quando tornerò.”
Subito dopo il ritorno di Bala, i due, presi da una frenesia organizzativa, parlarono del progetto praticamente a chiunque fosse interessato ad ascoltare, facendo subito una lista di altri gurukuli. Govinda Gosh si assunse il compito di occuparsi della festa e del cibo, Bhimasena Jones era il responsabile delle varie attività operative e logistiche e quando Chaitanya Mangala gli chiese: “Che cosa farai per i nostri bambini?” egli rispose assumendosi personalmente la responsabilità di organizzare un campo per loro.
La squadra esaminò diversi nomi possibili per l’evento, come Kulistock o quello preferito da Kapila, Kulipalooza, prima di trovare quello giusto – Kuli Mela! Proprio come nel Kumba Mela in India, famoso in tutto il mondo, essi stavano organizzando una grandiosa riunione spirituale di persone che provenivano da ogni angolo del mondo – anche se speravano con meno perizomi e meno brocche da acqua. Quale poteva essere un nome migliore?
Formularono proposte che subito attrassero l’incoraggiamento e il supporto finanziario di personalità importanti come Gopala Bhatta Dasa, Ambarisa Dasa, Hari Krsna Dasa e Sua Santità Radhanatha Swami. In poco tempo raccolsero 30.000 dollari per realizzare il loro scopo.
Le cose però non erano tutte promettenti e facili. Potevano avere organizzatori e fondi, ma cosa sarebbe accaduto se non fosse venuto nessuno? Avevano sperato nella presenza di almeno trecento persone, con ambiziosi piani di sostegno per ottocento, ma fino a quel giorno, sul website si erano registrate meno di cinquanta persone.
E mancava solo un mese…
Un Successo a Valanga
E’ una calda limpida giornata d’estate a New Vrindavan in Virginia. Come giornalista mi trovo al Kuli Mela per tenere un seminario di composizione ed ora sto aiutando Kapila ad organizzare le sedi per le conferenze – o più specificatamente, sto correndo qua e là manovrando tabelle, tavoli e sedie di plastica – insieme al mio omonimo Madhava, un sorridente gurukuli canadese che sono certo sia alto almeno 2,40 metri. I gurukuli hanno cominciato ad arrivare ieri 14 giugno 2006, e tutto brulica già come un formicaio.
“Se qualcuno avesse il desiderio di organizzare un evento come questo, potrei dargli qualche suggerimento,” dice Kapila socchiudendo gli occhi per il sole. “Queste cose aumentano sempre di più. Abbiamo già 540 registrazioni, la maggior parte delle quali fatte nell’ultimo mese e sono sicuro che molti di più parteciperanno senza registrarsi. Perfino Govinda Gosh non si è ancora registrato – ed è uno dei nostri organizzatori!”
E questa non è la sola cosa che aumenta continuamente. Prima di oggi, Kapila non aveva nessuno che prendesse le prenotazioni, ma ora dodici gurukuli dedicano varie ore della giornata per fare questo. Non aveva neppure nessuno per organizzare le sedi per le conferenze, ma ora ci siamo noi sei a tempo pieno e cinque persone che ci aiutano.
“Allora è questo che rende diversi i gurukuli,” mi dice Kapila, indicando la stanza a destra ad un aiutante che vacilla sotto un’enorme Torre Pendente di Sedie. “La capacità di farsi avanti e dire: ‘So cosa significa servire.’”
Kapila ha ragione. Dopo pochi giorni, un’incredibile squadra di duecento persone aiutano in vari modi come volontari durante tutto il festival. Complessivamente più di settecento persone partecipano, ciascuno offrendo il proprio servizio a suo modo, anche solo per partecipare, per esprimere se stessi e per darsi energia l’un l’altro.
E che energia! Tutte le sere i gurukuli applaudono, incitano e danzano a volontà mentre una grandissima riserva di talenti artistici è usata per fornire quindici ore di rappresentazioni teatrali, danze, commedie improvvisate, sfilate di moda e una moltitudine di artisti musicali diversi.
Tuttavia la festa è solo all’inizio. In coerenza con l’affermazione del loro web-site, il Kuli Mela ha lo scopo di “Esplorare chi siamo e cosa possiamo realizzare sia da un punto di vista materiale che spirituale.” Spostare l’equilibrio delle riunioni dei gurukuli da semplici momenti di ritrovo a occasioni per sviluppare contatti, trovare connessioni, essere veramente produttivi, definire il nostro futuro materiale e spirituale, offre una grandissima varietà di modi per raggiungere questi obbiettivi. Per quattro giorni ci sono non meno di sessanta seminari, conferenze, forum e workshop, che riguardano quattro principali temi: affari e carriera, arti e divertimento, comunità e sviluppo spirituale e salute e medicina. Per prendersi veramente a cuore il futuro, c’è perfino un campo per i figli dei gurukuli, con persone che raccontano storie, gruppi di gioco, arti e mestieri, giardinaggio, cura delle mucche e canto.
Il veterano Gauravani Buchwald è eccitato: “Quando noi, la prima generazione di gurukuli, assistiamo ad un evento come questo, comprendiamo che tutte le difficoltà e i sacrifici che abbiamo sopportato avevano uno scopo, valevano qualcosa. Questa nuova generazione di gurukuli ha qualcosa che noi non avevamo: una cultura di persone che sono amate, curate, sorrette e allevate con amore. E noi possiamo contribuire a questo.”
Radhanatha Swami, uno dei dirigenti e guru dell’ISKCON, è così ispirato che esprime un aperto invito: “Se la vostra generazione prenderà il bastone del comando, in America ci sarà un’esplosione del movimento Hare Krsna. Non aspettate che siamo noi a darvelo. Assumetevi la responsabilità e fatelo. Sarete certamente potenziati da Dio e otterrete un grande successo.”
Ma quando chiedo a Kapila come riesce ad affrontare una tale fatica per organizzare un evento così grandioso, egli risponde semplicemente: “C’è un momento in cui realizzi che puoi soltanto fare del tuo meglio e lasciare il risultato a Krsna.”

La Visione Dietro la Missione
Il Kuli Mela originariamente era stato pensato come un evento unico perché, come dice Kapila: “Queste persone hanno degli impegni molto più forti di quello di frequentarsi.” Ma nel 2007 lo spirito del Kuli Mela si è diffuso, la psicologia di cosa significa essere un gurukuli sta cominciando ad evolversi e eventi simili sono stati organizzati a Los Angeles, Alachua e anche molto lontano come a Radhadesh (in Belgio) e a Mosca. L’idea di Kapila del “Punto di svolta” presa da un libro con lo stesso titolo, che tratta di come un piccolo concetto che si vende bene possa cambiare la mente di milioni di persone, cominciava a funzionare. Perciò nel mese di febbraio, mi sono incontrato con Kapila, Baladeva e Govinda Syer organizzatore di Alachua, per definire esattamente questo concetto.
“Sento che i gurukuli hanno uno scopo e sto cercando i modi con cui possiamo sviluppare questa finalità”, dice Bala. “Il Kuli Mela significava riunirci in comunità, sentirci parte di uno scopo o fine comune ricevendone un forte senso d’identità, ma anche scoprire come la cultura e la conoscenza che condividiamo possa aiutarci a divenire persone felici e di successo, come questo possa sostenerci nella nostra vita di tutti i giorni.”
Naturalmente, per la maggior parte dei gurukuli la vita di tutti i giorni è o sarà cercare di avere delle entrate per mantenere se stessi e le famiglie. Perciò come potrà la coscienza di Krsna inserirsi in tutto questo?
“Cantare Hare Krsna mi aiuta davvero a ricordare che cosa è veramente importante nella vita, e mantiene la mia mente pulita e più concentrata,” dice Bala. “Il canto mi aiuta a restare distaccato nel mondo spietato degli affari. Le cose vanno sempre su e giù, ma io so che sia che abbia successo o no, non sono io colui che controlla.”
Alla fine di una giornata in ufficio particolarmente pesante, Bala può sedersi davanti alle sue divinità di Gaura-Nitai per contemplarli.
“Io Li guardo e vedendo che stanno ancora sorridendo penso: ‘So che il Vostro sguardo mi segue in mezzo a tutti questi impegni e tutto quello che posso fare è accettare questa situazione, sapendo che tutto è parte del Vostro piano per me e che ci sarà sempre qualcosa, qualche lezione da imparare.’”
Anche Govinda Syer, che si occupa di affari fin dall’età di sedici anni, tutti i giorni prima di andare al lavoro canta e prega Krsna.
“Io voglio che la bhakti faccia parte della mia vita in tutti i campi, anche negli affari,” egli dice. “Penso che qualsiasi cosa facciamo, se lo facciamo per servire Krsna, diventa una buona cosa. Per questo gli scopi generali della mia attività sono creare un posto in cui i devoti possano lavorare, procurarmi le risorse finanziarie per eseguire i progetti spirituali che voglio attuare e dare il mio contributo alla stabilità finanziaria della comunità dei devoti.”
La stabilità finanziaria è molto importante per questa generazione di devoti, determinati come sono a “invitare Laksmi nella nostra comunità in modo pratico.”
“Il denaro è uno strumento che dobbiamo usare e non rifiutare. Penso che l’associazione ISKCON faccia troppo affidamento sulle donazioni dei sostenitori che associati solo in modo superficiale al movimento stesso possono essere abbastanza incostanti,” dice Kapila. “Mentre se riusciamo a creare un’associazione di sostenitori all’interno del movimento che continuando a seguire i loro percorsi, le loro ambizioni e determinazioni, vedono i loro affari materiali prosperare, queste persone si sentiranno ispirate ad offrire i risultati a beneficio di tutto il movimento.”
Come Bala fa osservare, i genitori dei gurukuli lasciarono tutto per dedicare la loro vita al movimento e questa fu un’operazione necessaria affinché la coscienza di Krsna si diffondesse così tanto come ha fatto. Ora però, è nostra responsabilità mantenere quello che abbiamo e dare inizio ad una vera società varnasrama perfettamente equilibrata sia da un punto di vista materiale che spirituale – questo, per quanto riguarda gli organizzatori, è l’essenza del Kuli Mela e del futuro.
“Se noi assimiliamo questo equilibrio e lo passiamo ai nostri figli,” dice Bala, “essi si troveranno allora in una situazione perfetta, con la filosofia cosciente di Krsna e i templi da una parte e un ambiente familiare stabile dall’altra, senza essere dissociati dal mondo esterno. Essi potranno avere un’infanzia perfettamente equilibrata e crescere ricevendo una buona educazione ed avere una vita felice.
In ultima analisi questa visione è anche il metodo del Kuli Mela di espandere la coscienza di Krsna.
“L’ISKCON e gli Hare Krsna non sono più una favola,” dice Bala. “Le persone continuano ad avere un’idea sbagliata di chi siamo veramente. E’ come se avessimo raggiunto una piattaforma da cui possiamo predicare ed infiltrarci nella società.”
E allora i suoi occhi s’illuminano.
“Ma possiamo cambiare questo. Quando le persone cominciano ad incontrare devoti che sono artisti e musicisti di successo, uomini d’affari ai più alti livelli di grandi società, perfino presidenti di paesi e vedono che essi hanno fiducia nella conoscenza vedica e nella pratica Vaisnava, cominceranno a chiedere: “Cos’è questa roba? Come può essere utile?”
“Siamo maggiormente inseriti nel mondo e questo elimina ogni confine,” dice Govinda Syer. “Noi abbiamo questa conoscenza, perciò distribuiamola a tutti.”
I confini cominceranno a scomparire quest’estate, quando in tutto il mondo i gurukuli inizieranno il Kuli Mela in ogni paese. La riunione dei gurukuli di Los Angeles verrà ampliata per includere più contatti di lavoro, un’agenda più completa, divertimenti e una collocazione più stimolante. Il prossimo giugno la Russia darà il via ad un’iniziativa internazionale con il Kuli Mela di Mosca. E ad Alachua in Florida ci sarà un evento di cinque giorni con tutte le caratteristiche del Kuli Mela originale, caratterizzato da una particolare attenzione alla comunità locale.
“Non vogliamo che questo sia solo ‘È stato un evento molto divertente,”’ dice l’organizzatore Govinda Syer. “L’idea è che ci sia una vera seria azione che continui nel tempo, in modo che l’evento faccia nascere gruppi di studio spirituali, partecipazione dei templi, programmi educativi, corsi culturali serali, contatti di lavoro e molto di più.”
Nel frattempo l’europeo Baladeva Keilman sta progettando un Kuli Mela a Radhadesh in Belgio per l’anno 2008 con un numero di presenze stimato di quattrocento persone.
“L’Europa è molto disarticolata a causa di ostacoli dovuti alle comunità, alle culture e alle diverse lingue,” dice. “Voglio un festival che unisca tutte le differenti nazionalità e i gruppi e che attragga tutti i gurukuli isolati ad essere di nuovo insieme.”
In realtà il suo sogno è di ottenere che ogni gurukuli possa essere presente ad almeno una manifestazione del Kuli Mela.
“Insieme,” dice, “possiamo cambiare il mondo.”
Annuendo perché d’accordo, Kapila gioca le sue ultime carte suggerendo misteriosamente: “Attenti ad un mega Kuli Mela uno di questi giorni.”
Vi vedrò tutti in quell’occasione. Tenete d’occhio Kapila – sarà quello che volerà in elicottero su una folla di quattromila persone facendo cadere su loro petali di loto e versando il mango nettareo nelle loro bocche aperte.”

Madhava Smullen è cresciuto nel movimento Hare Krsna in Irlanda. Attualmente presta servizio nel gruppo editoriale di Back to Godhead.
Festival dell'India 2007
Rathayatra

Viareggio - 14 Agosto 2007
Milano - 8 Settembre 2007